Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Le fughe e gli insulti In viaggio sulla linea 53 «Violenze quotidiane»
Actv la considera a rischio. I racconti degli autisti
L’autobus lascia piazzale Roma cinque minuti prima delle 21, i sedili pieni solo per metà. A bordo studenti, qualche lavoratore di origine straniera e un paio di turisti con trolley, oltre ad una guardia giurata fuori servizio di ritorno verso casa. Un’ora di viaggio per arrivare a Padova, il bus che diventa praticamente vuoto man mano che affronta la Riviera e anche più pericoloso.
Linea 53E, una di quelle che Actv considera «a rischio», teatro di aggressioni, insulti, tensioni, una di quelle che gli autisti eviterebbero volentieri. Anche nel nostro viaggio a bordo di questa linea le guardie giurate impiegate come verificatori, devono intervenire: un gruppetto di ragazzi a metà percorso vengono fatti scendere «a forza» perché viaggia senza biglietto e non vuole farlo. Nelle corse serali della linea 53E di Actv, che partendo da Venezia raggiunge l’autostazione padovana dopo aver attraversato la Riviera del Brenta, episodi di questo tipo sono quotidiani. «Questa è una linea “calda” - spiega uno dei due vigilantes – La controlliamo ogni sera, e ogni sera succede qualcosa, sia in direzione Padova, sia al ritorno».
Per migliorare la sicurezza dei passeggeri e del personale il Comune ha preparato una serie di interventi: più telecamere nei mezzi e persino addosso agli autisti, un collegamento diretto con la centrale operativa, spray al peperoncino per chi deciderà di portarlo alla cintura (previo corso di formazione), postazioni di guida più protette e una campagna di sensibilizzazione sul tema. Eppure chi viaggia tutti i giorni su quegli autobus sembra sapere quanto sarà difficile disinnescare la tendenza violenta che da circa un anno ha travolto certe tratte periferiche come la 6E e la stessa 53E. Gruppetti di giovani sbandati di origine straniera, senza biglietto, salgono a Mestre e a Marghera; non degnano di uno sguardo l’obliteratrice, occupano i posti in fondo, iniziano a discutere tra loro. A Mira, quando scattano i controlli, alzano la voce, se la prendono con i vigilantes e quando vengono sbattuti fuori cercano subito di rimontare a bordo. «A volte la giostra dura anche tre o quattro volte, con queste persone che tentano di risalire da una porta diversa», racconta un autista a fine turno, scuotendo la testa. Al capolinea storie così se le raccontano tutti: «Servo la tratta della Riviera da più di vent’anni – incalza un altro dipendente Actv – ma nell’ultimo periodo bisogna stare attenti: l’altro giorno un ragazzo di colore è stato sorpreso a viaggiare senza biglietto validato e invece di subirne le conseguenze si è scagliato contro il controllore, accusandolo di essere razzista». Non sono comunque solo i «portoghesi» a rappresentare un problema: «Nei giorni scorsi un conducente è stato aggredito perché si è permesso di far presente a due vagabondi che, essendo arrivati al capolinea, avrebbero dovuto lasciare l’autobus – spiegano i rappresentanti della rsu Uil – Le violenze sono frequenti e gratuite». Inutile quindi anche ipotizzare una sperimentazione con i tornelli sulle porte: «Chi vuole entrare di straforo ce la fa comunque – taglia corto Valter Novembrini, rappresentante Cgil – Serve invece un maggiore impegno a 360 gradi, tra sensibilizzazione dei passeggeri, guardie di sicurezza a bordo e certezza del sostegno aziendale in caso di lesioni: Actv deve costituirsi parte civile». Alle porte di Perarolo (Vigonza), ad un’ora dalla partenza da piazzale Roma, a bordo sono rimaste solo due persone: una ragazza seduta vicino alla cabina del conducente e uno straniero in fondo all’autobus. «Il vero problema è questo, c’è poca gente – dice l’autista – Se si riuscisse a convincere più persone a prendere i mezzi, la folla scoraggerebbe i vandali e i malintenzionati. Ma è un circolo vizioso».
L’autista L’unica soluzione sarebbe far viaggiare più passeggeri
Il vigilantes Chi non paga scende ma poi tenta di salire 3-4 volte