Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fondazione Cariverona e l’impegno per l’arte
Mazzucco: «Una realtà viva, aperta al pubblico»
ACa’ Pesaro per la prima volta il nucleo dei lavori di Gino Rossi conservati nella collezione di Fondazione Cariverona, tra cui l’ultimo acquisto della Fondazione Il ritorno.
Alessandro Mazzucco, presidente dell’ente, qual è l’impegno di Fondazione Cariverona nell’arte?
«L’immenso patrimonio artistico italiano non può fare affidamento solo sulle risorse pubbliche. Le fondazioni bancarie hanno un ruolo insostituibile per favorire la conservazione e la fruibilità di questi tesori. Fondazione Cariverona, insieme all’impegno nei settori di più stretta utilità sociale – salute, formazione e ricerca scientifica – sostiene progetti culturali e artistici che possano avere un impatto virtuoso sui territori».
Quali sono i progetti e gli investimenti Cariverona in questo settore?
«Abbiamo scelto di rivolgere il nostro intervento in maniera ampia, sia rispetto al nostro patrimonio artistico esistente che rispetto ai progetti che decidiamo di sostenere. Le esposizioni, temporanee o permanenti, sono per Fondazione Cariverona un’occasione per relazionarsi con il pubblico e far conoscere il più possibile l’istituzione e il valore della sua collezione. Lo scopo è sempre quello di sostenere idee che promuovano temi che sono andati perdendo attenzione da parte del pubblico e la cui offerta è più ridotta. Ad esempio la musica barocca, che sosteniamo con passione, o l’arte figurativa contemporanea».
Nello specifico, quindi, quali idee di valorizzazione si stanno delineando per il patrimonio di Fondazione Cariverona?
«Il nostro patrimonio artistico è distribuito tra la sede centrale a Verona e diversi immobili di proprietà della Fondazione che si trovano nei territori di interesse – Vicenza, Belluno, Ancona e Mantova. Questo patrimonio non è statico, ma oggetto di una attenta opera di manutenzione, di arricchimento, di elaborazione e di utilizzo per consentire l’arricchimento culturale dei residenti delle varie città e dei visitatori. Grazie alla preziosa attività del direttore della collezione, il professor Luca Massimo Barbero, questo corpus è gestito come una realtà viva, aperta al mondo degli esperti, dei collezionisti, di chi ama l’arte».
Qual è il ruolo delle Fondazioni bancarie nella tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio italiano?
«Ho accennato prima al ruolo di sostegno alle istituzioni pubbliche per la tutela e la valorizzazione del patrimonio, ma il ruolo delle Fondazioni è sicuramente più ampio. Ad esempio, consente interventi attenti e mirati, una azione di ordine formativo che ha come propria ragione l’elevazione della cultura e della consapevolezza della tradizione artistica del nostro Paese nei diversi settori. Questo, ovviamente, ha enormi ricadute nel contribuire ad arricchire la nostra attrattività turistica».
Perché una mostra a Venezia?
«Primo per la stretta vicinanza geografica, storica, culturale tra le due più ricche realtà che compongono la dotazione artistica della nostra regione. Poi, vi è una forte sensazione di non potersi sentire costretti all’interno di confini geografici che, oltre ad essere artificiosi, vengono percepiti come una limitazione delle attività artistico-culturali la cui vera dimensione deve essere globale. Abbiamo aderito con entusiasmo alla collaborazione con Fondazione Musei Civici di Venezia: Ca’ Pesaro è un palcoscenico internazionale tra i più prestigiosi ed esporre Gino Rossi nel luogo che è stato la culla della sua arte, con opere che custodiamo con orgoglio, ci è sembrata la scelta più giusta».