Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ufficio gip e procura in crisi stop alle udienze per sei mesi Bloccate le archiviazioni
Tra turnover e pensionamenti tribunale sotto organico
VENEZIA Prima il taglio alle udienze, con il passaggio da 6 a 4 al mese per ogni gip, salvo deroghe eccezionali. Ma questo era giustificato dalla carenza del personale amministrativo dell’ufficio Gip di Venezia, lo stesso problema che aveva portato il presidente del tribunale Manuela Farini a disporre anche la limitazione per mesi dell’orario di apertura delle cancellerie da quattro a due ore al giorno (fatti salvi gli atti urgenti): misura che ufficialmente è terminata lo scorso 28 febbraio, anche se poi l’1 e il 2 marzo le stesse cancellerie hanno funzionato a metà per i disagi meteo.
Ora però il provvedimento firmato dalla presidente Farini è destinato a scatenare un bel po’ di polemiche, soprattutto tra gli avvocati. La decisione è quella di stoppare fino a settembre, cioè per sei mesi, la fissazione di tutte le udienze di fronte al gip, tranne quelle in cui ci siano imputati sottoposti a misura cautelare e, dunque, urgenti. Questo significa che tante udienze preliminari sono destinate a slittare in avanti: per dirne una, anche l’udienza Mose bis – quella nei confronti di Piergiorgio Baita e company – se non fosse già stata fissata per il 20 marzo, sarebbe stata destinata a slittare avanti, visto che non ci sono detenuti. Inoltre è stato stabilito che slittino a dopo l’estate anche le decisione sulle centinaia di richieste di archiviazione che la procura trasmette periodicamente. E se nel primo caso, quello delle udienze, per gli imputati spesso è meglio rimandare le decisioni del giudice, per le archiviazioni l’indagato ha tutto l’interesse a vederla accolta il più presto possibile per mettersi alle spalle la vicenda.
Il provvedimento, proprio per l’influenza sull’attività,
Aggiunto Si è insediato Stefano Ancilotto
per entrare in vigore dovrà passare al vaglio del consiglio giudiziario e del Csm, ma la strada è tracciata. D’altra parte tra pochi giorni l’ufficio Gip perderà uno dei magistrati che negli ultimi anni ha avuto un ruolo di primo piano, quell’Alberto Scaramuzza che ha firmato le ordinanze di arresto del Mose, ma anche quella di Keke Pan, dei poliziotti corrotti di Jesolo, dei terroristi kosovari e delle mazzette all’Agenzia delle Entrate. Scaramuzza si trasferirà al tribunale del riesame, dove approderà anche un altro giudice di primo piano a Venezia, Savina Caruso, che lascerà il tribunale penale. Sia il Riesame che il Gip attendono poi la nomina del presidente da parte del Csm, dopo gli addii di Angelo Risi e Giuliana Galasso: per quest’ultimo posto la sfida pare essere tra Stefano Manduzio, che ha appena firmato la sentenza sul Mose come presidente del collegio, e Luca Marini, già pm e gip a Venezia anni fa, quando si occupò anche di Unabomber.
Anche in procura la situazione non è facile, visto che dei 25 pm previsti nella pianta organica – compresi il procuratore capo e i tre aggiunti – al momento ne mancano 6. A breve dovrebbe arrivare un nuovo pm di prima nomina, Andrea Petroni, ma un magistrato andrà in maternità e dovrà essere sostituito. Tanto che il procuratore Bruno Cherchi non perde occasione per sottolineare questa difficoltà. Giovedì intanto si è ufficialmente insediato come procuratore aggiunto Stefano Ancilotto, 50 anni, pm del Mose e di tante altre inchieste per tangenti di questi anni. «Sono stati otto anni intensi di impegnativa lotta alla corruzione - ha detto - Ho calcolato circa ottanta arresti, a cui vanno aggiunti quelli dei colleghi, che nella quasi totalità dei casi ha portato a patteggiamenti o condanne. Un dato per cui Venezia primeggia in tutta Italia».