Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Urne aperte, la sfida veneta in quasi cinquemila sezioni
Per garantire il voto di 3,7 milioni di veneti sono state coinvolte ventimila persone. I sindacati di polizia accusano: «Così si sguarnisce l’organico». Il preside che non voleva chiudere la scuola
VENEZIA Il D-Day è arrivato. Oggi anche il Veneto è chiamato alle urne e i numeri della macchina elettorale arrivano a un totale di oltre ventimila persone coinvolte contando, fra gli altri, scrutatori ai seggi, forze di polizia e carabinieri a presidiare.
Una vera e propria mobilitazione, insomma, come da copione. Last but not least, i protagonisti sono gli elettori: 3,7 milioni di Veneti sono chiamati a votare per la Camera (1,8 milioni gli uomini e 1,9 milioni le donne) e 3,4 milioni per il Senato (1,6 milioni i maschi, 1,8 milioni le femmine). Le sezioni sono in tutto 4.739. Numeri teorici, però, vista la forza del partito dell’astensione che anche in Veneto vanta percentuali di tutto rispetto: alle Politiche non votò il 17,4% nel 2013 e il 14,1% nel 2008. Percentuali che diventano bulgare con il 42,8% di astensione alle Regionali del 2015.
Come ogni giornata (campale) elettorale che si rispetti, non manca certo il binomio curiosità & polemiche. Sarà una giornata da ricordare, ad esempio, per due gemelle vicentine che giusto oggi compiono 18 anni e quindi voteranno per la prima volta essendo nate il 4 marzo del 2000. E pazienza se tocca loro in sorte il Rosatellum, una nuova legge elettorale talmente complicata da aver occupato più spazio, a tratti, della campagna elettorale vera e propria. Le due neo maggiorenni, se non altro, non avranno il problema di confondersi sul voto disgiunto non più possibile con il nuovo sistema, un maggioritario a metà con quote di proporzionale. L’allerta sulle nuove regole deve aver funzionato a dovere, tanto quanto quella sulla neve siberiana dei giorni scorsi visto che prima di cena, ieri, le prefetture venete registravano solo qualche inevitabile richiesta di chiarimenti dai Comuni ma nulla di drammatico, anzi, fanno sapere da Padova, «in realtà i dubbi non sono stati tanto sulle nuove regole quanto, curiosamente, sulle regole standard di funzionamento dei seggi». Seggi, peraltro, tutti correttamente insediati in un paio d’ore o poco più e pare probabile che ieri sera presidenti, segretari e scrutatori abbiamo ammazzato il tempo, per così dire, applicando scheda per scheda il nuovo tagliando antifrode previsto dal Rosatellum. Un talloncino che, una volta votato, sarà rimosso dalla scheda dallo scrutatore che solo poi provvederà a depositare la scheda nell’urna.
E se nei seggi veneti pare filare tutto liscio, è giusto fuori dalle cabine elettorali che si leva (l’ennesimo) grido di allarme dei sindacati di polizia. «Anche questa volta - spiega il responsabile regionale del Coisp, Arcangelo Durante - a vigilare sul corretto svolgimento delle elezioni ci saranno pure agenti della Digos, della Mobile e persino della Scientifica. Se in passato si attingeva a questi reparti connotati da una specificità con molta parsimonia, ormai per garantire il servizio si pesca a piene mani». La magra consolazione è che, a dispetto dell’organico, con l’elettorale si arrotondano gli stipendi non certo lauti delle forze di polizia. «Insomma - conclude Durante - si lavora in perenne emergenza tanto più che il servizio elettorale non si limita ai giorni del voto ma si prolunga con la vigilanza delle schede scortate fuori dai seggi fino a depositi specifici che richiedono una vigilanza h24 anche per un’intera settimana successiva alle votazioni».
Non si sbilancia, intanto, la prefettura di Venezia: «Fin qui va tutto bene - spiegava ieri la dirigente dell’area elettorale Paola Spatuzza - non ci sono stati problemi e i seggi si sono tutti correttamente insediati. Vedremo domani come andrà visto che si vota con una nuova legge elettorale».
Nel giorno del silenzio elettorale, poi, si segnala qualche scaramuccia, come il caso dei manifesti di Forza Italia strappati dai cartelloni elettorali a Mira, nel Veneziano. O, ancora, il braccio di ferro fino all’ultimo fra prefettura e preside del liceo Brocchi di Bassano, il più popoloso del Veneto. Preside che ha tentato fino alla fine di evitare una vacanza forzata, per così dire, ai suoi allievi negando la disponibilità della scuola per i seggi ma che, infine, ha dovuto cedere e lasciare campo (ed aule) liberi.
Infine, non pare caduto nel vuoto l’appello di ieri dell’assessore regionale alle Pari Opportunità, Elena Donazzan ai Comuni veneti per garantire la massima accessibilità ai seggi sposando a campagna #vorreipotervotare . A Verona, ad esempio, è garantito il servizio navetta verso i seggi con i taxi cittadini.