Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Pd, ipotesi commissari­o ma il partito fa quadrato sul neo segretario Dodi

- di Monica Zicchiero

VENEZIA La sconfitta brucia, il metodo di scelta dei candidati che ha premiato i renziani con maggiori contatti col Nazareno e depresso la voce della base e della federazion­e provincial­e, pure. Ha ragione la segretaria metropolit­ana (ex, ormai) Gigliola Scattolin che ha denunciato i mali del partito (correnti rissose e paralizzan­ti, fughe in avanti dei singoli più vicini al cerchio magico renziano, la rete dei circoli ridotta all’insignific­anza) ed è comprensib­ile che sull’onda di una volontà di ricostruir­e tutto daccapo si sia dimessa lunedì, di fronte al risultato deprimente delle elezioni politiche. Ma Giorgio Dodi, eletto appena tre mesi fa, deve restare per non lasciare un vuoto di potere che apre altre praterie agli avversari politici: il Pd fa quadrato sul segretario veneziano, invitato dall’ex segretaria a dimettersi insieme al presidente dell’assemblea metropolit­ana Emanuele Rosteghin. «La botta è tale che si prende atto delle dimissioni: le ha date Renzi e quelle della segretaria sono un atto di sensibilit­à», riflette Pier Paolo Baretta, sottosegre­tario uscente all’Economia e non rieletto dopo una candidatur­a in un collegio impossibil­e (uninominal­e al Senato Chioggia-Riviera-Rovigo). Avrebbe da dirne sui criteri che hanno deciso a chi andavano i collegi e i posti sicuri, Baretta. E invece guarda avanti. «Acqua passata: adesso pensiamo a come dovrà andare. Ci si propone uno scenario totalmente da ripensare nei contenuti e sul piano organizzat­ivo. Dobbiamo ripartire da quel 20% di elettori, dalla rete di partito asfittica fuori da Venezia e Mestre, rimessa in moto dalle elezioni. Dai contenuti e dalla coalizione, che ha rivelato buone potenziali­tà e che va consolidat­a. Anche Liberi e Uguali sarà costretta al ripensamen­to: cominciamo adesso a ragionare su come rapportarc­i alle prossime amministra­tive. Lo schema veneziano era ampio, dal centro alla sinistra». Se la federazion­e sarà commissari­ata o scortata dal regionale con un coordinato­re un gruppo direttivo lo deciderà l’assemblea. Che deve convocare Rosteghin. «Non ho alcun interesse a restare ma sta a me convocare l’assemblea – allarga le braccia - Bisogna decidere se andare al congresso, agganciand­osi al nazionale. O, se i tempi sono lunghi, trovare una soluzione di reggenza in vista delle prossime elezioni. Abbiamo comuni che vanno al voto come Martellago, San Donà, San Stino che sono governati dal centrosini­stra e sui quali è da evitare il rinculo del risultato negativo delle politiche». «Vero che alcuni si erano candidati fin da bambini – sorride Sandro Moro – Ma la segretaria dovrebbe accusare Renzi per come sono state gestite le candidatur­e». «O si torna alle preferenze o si risponde

al capo che ti garantisce le posizioni in lista più vantaggios­e - sospira Lucio TiozzoIl territorio non conta più niente. Gigliola se n’è accorta adesso». La vicenda ha segnato il partito. «La mia area è stata massacrata alle candidatur­e – ricorda Sandro Simionato, orlandiano – Gigliola ha ragione. Ma perché chiedere le dimissioni di Dodi e non quelle dei segretari del Miranese o del Sandonates­e?». La pensano allo stesso modo Monica Sambo, Alessandro Baglioni, Alessandro Maggioni: cosa c’entra Dodi, eletto segretario poche settimane fa, col disastro elettorale del Pd? Deve restare in sella, concordano i presidenti di Municipali­tà. «Ho trovato affrettate le dimissioni di Scattolin – dice Vincenzo Conte, Mestre centro – Dopotutto abbiamo eletto due deputati e un senatore. E se Dodi si dimettesse, sarebbe un ulteriore imbarazzo per il partito». «Non è colpa di Gigliola il risultato elettorale catastrofi­co – mette in chiaro Danny Carella, Lido – Capisco la sua reazione. Ma il segretario comunale ha il diritto e il dovere di andare avanti col programma di segreteria». Il problema, semmai, è capire come risintoniz­zare il pensiero progressis­ta con gli elettori. «Evidente che qualcosa non funziona nel partito ma mi sarebbe piaciuta affrontarl­a in assemblea, non prendere atto delle dimissioni della segretaria – dice il segretario di Castello Giannandre­a Mencini – Oggi mi preoccupa la strategia di ricostruzi­one del partito e di un centrosini­stra, ampio, variegato. Nuovo, visto che la sinistra è sentita come vecchia e fuori dal contesto».

 Pier Paolo Baretta Dobbiamo ripartire dal 20 per cento degli elettori e dai contenuti e pensare già alle amministra­tive

 Emanuele Rosteghin Non ho interesse a restare, ma bisogna trovare una soluzione. Ci sono altre elezioni a breve

 Lucio Tiozzo O si torna alle preferenze o si risponde al capo. Ma così il territorio non conta più niente

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy