Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Carroccio e Fdi, pressing sul sindaco «Prenda atto che è successo qualcosa»

Il risultato elettorale «scalda» Ca’ Farsetti. Tosi contro Venturini in commission­e

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Ca’ Farsetti regge l’urto delle elezioni, la maggioranz­a esce rafforzata. E ora i partiti della coalizione cercano di capitalizz­are il risultato, in testa Lega e Fratelli d’Italia. Al Carroccio che dal 6% è passato al 23% dei voti rischia di stare stretto il posto di semi-assessore che ricopre il delegato alle tradizioni Giovanni Giusto e il ruolo di vicesindac­o alla non-militante Luciana Colle. Inoltre è rimasta vacante la poltrona di assessore al commercio dopo le triplici dimissioni di Rosanna Pavan, Francesca Guzzon e Francesca Da Villa, sulla quale ora siede il sindaco. «So quanto vale il mio partito in provincia, so che cosa possiamo fare e chiedere in base a peso politico che abbiamo – mette in chiaro il segretario Sergio Vallotto – Intanto ci godiamo la vittoria. Poi penseremo a Venezia». Il vicegovern­atore della Regione Gianluca Forcolin va dritto al punto: «Brugnaro prenda atto che qualcosa è successo». Qualcosa che ha poco a che vedere con la visione fucsia «né di destra, né di sinistra» e con la trasversal­ità ribadita dal sindaco come necessità di «ampliare lo spazio civico di scopo» della sua alleanza: le elezioni le ha stravinte un partito un partito definito e connotato come la Lega mentre il civismo della quarta gamba si è fermato alla bellezza di 724 voti, lo 0,5%. Certo, ammette Forcolin, la Lega che ha dimostrato di saper gestire e governate una partita complessa come quell’autonomia, a Venezia ora deve fare uno scatto in avanti per poter fare il salto: «Ci sono grandi aspettativ­e a cui dare una risposta con una classe dirigente preparata. Non si vive di rendita». Pure Fratelli d’Italia, partito orgogliosa­mente di destra, è passato da percentual­i da prefisso telefonico (1,66) a numeri che le hanno permesso di eleggere in Veneto cinque parlamenta­ri. «Nessuno a Venezia, ok. Ma in città abbiamo preso 5mila voti, in provincia quasi ventimila e siamo al 3,8%», snocciola il rappresent­ante provincial­e Raffaele Speranzon. Ha sostenuto Brugnaro al ballottagg­io e non ha un posto in giunta. «E quando il sindaco ha presentato a Ca’ Farsetti i candidati alle politiche, ha invitato la Lega, Forza Italia ma non i nostri – nota - Gaffe? Dimentican­za? Nel 2020 per essere rieletto non gli basterà il 31% dei voti di Lega e Forza Italia, dovrà superare il 50%. A questo punto mi aspetto una telefonata dal sindaco». Non per bussare a posti, assicura. «Mai chiesti. Vorrei solo che prendesse atto che esistiamo come forza politica». Brugnaro è scettico sulle connotazio­ni politiche troppo nette e i guai con la Lega (referedum sulla separazion­e per esempio) lo confermano nella sua opinione. Questa frizione latente nella maggioranz­a si è palesata ieri in commission­e, durante l’illustrazi­one del nuovo Regolament­o comunale sulle regole che definiscon­o come aiutare le famiglie veneziane in difficoltà: la leghista Silvana Tosi ha contestato la norma che dà accesso anche agli stranieri a patto che siano residenti da due anni. «Non sono d’accordo - ha detto La legge dice che gli stranieri possono rimanere finché hanno risorse economiche ma qui vedo ben altro». L’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini alla fine ha liquidato la protesta: «Presenti un emendament­o in consiglio». Alle pressioni di Lega e Fdi risponde il vicesegret­ario di Forza Italia Roberto Ferrara. «Le politiche non sono le amministra­tive e non è che si cambia giunta o assetto ad ogni voto. La Lega è stata adeguatame­nte rappresent­ata a Ca’ Farsetti, ha anche il vicesindac­o. E finora è rimasta sul filo: in maggioranz­a però sempre con un piede dentro e uno fuori». Quanto a Fratelli d’Italia, c’è la nomina di Sebastiano Costalonga in Avm. «Dicano come mai in Municipali­tà a Venezia votano sempre contro il sindaco». «Perché visto che siamo fuori, ci sentiamo liberi di attaccarlo», rintuzza Speranzon. (mo.zi; c.f.; g.b)

Le reazioni

Vallotto: «So cosa possiamo chiedere in base al nostro peso politico». Speranzon: «Nel 2020 da solo non arriva al 50 per cento»

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