Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Passeggiate, ristorante, alberi e verde Così il Consorzio «abbellirà» il Mose
Riparte il dibattito con una mostra sui progetti. Protesta degli ambientalisti
Il punto di partenza è VENEZIA chiaro: il Mose è «brutto». Per una volta non si parla di funzionamento o meno, ma dell’estetica delle opere realizzate alle bocche di porto e del loro collegamento con ciò che sta intorno. Tema vecchio, che parte da metà anni Duemila, quando tra Consorzio Venezia Nuova, Magistrato alle Acque e Soprintendenza si cominciò a parlare dell’inserimento architettonico e paesaggistico del Mose: venne stipulata una convenzione con lo Iuav e un’altra con l’Isp, che era la società di progettazione collegata all’università, per un totale di circa un milione di euro. Ma poi nel 2011 arrivò il tratto di penna dell’allora presidente del Magistrato Patrizio Cuccioletta, poi arrestato nell’inchiesta da cui uscì patteggiando, che chiuse il discorso: «Il progetto deve essere relativo alla sola parte funzionale al Mose», aveva dichiarato Cuccioletta nel corso della riunione, come da verbale. Ma alla fine nemmeno quella è stata completata.
Ora però, su spinta del commissario Giuseppe Fiengo, che ci lavora sottotraccia da quasi tre anni, questo lavoro è pronto a riprendere. Consorzio e Iuav stanno infatti lavorando a un rilancio soprattutto della parte paesaggistica, quella che avrebbe dovuto sanare la «ferita» delle migliaia di tonnellate di calcestruzzo del Mose alle tre bocche di porto. E il primo passo, dopo che già un paio di anni fa ci furono delle riunioni con i vertici della Soprintendenza, è quello di rilanciare i progetti di allora, che tra l’altro furono firmati da architetti di spicco: l’ex rettore Carlo Magnani per la bocca di Lido, Alberto Cecchetto (che ha anche restaurato le Tese dell’Arsenale dove oggi ci sono gli uffici del Consorzio e di Thetis) per quella di Malamocco, Aldo Aymonino e l’attuale rettore Alberto Ferlenga per Chioggia. L’idea del Provveditorato alle opere pubbliche, del Consorzio e dello Iuav è stata quella di organizzare una mostra nello spazio Thetis all’Arsenale con i progetti, per poi realizzare un convegno e pubblicare gli atti sui rinati Quaderni. Il tutto tra tre mesi, sfruttando anche l’arrivo in città di tanti appassionati del settore per la Biennale Architettura. «Questo contributo è stato dato al di là del giudizio sul Mose spiega Ferlenga - Nel nostro ateneo ci sono state posizioni molto variegate, ma questo lavoro è stato sicuramente virtuoso. L’idea di fondo è che quelle infrastrutture non restassero un fortino chiuso, ma si aprissero anche all’uso pubblico». Ed ecco allora l’ipotesi di realizzare, dove ci sono stati i cantieri, piste ciclabili, percorsi pedonali, bar, ristorante, pontili, verde. Fruibilità e anche occasioni di economia e lavoro, per cancellare il marchio di «off-limits» del Mose. I progetti vanno forse rivisti, aggiornati, poi vanno trovati i soldi. Ma l’iter finalmente ripartirà.
La notizia della mostra ha però fatto storcere il naso agli ambientalisti, che all’epoca avevano liquidato i progetti in maniera sprezzante, definendoli «le mutande del Mose». Le associazioni confermano il giudizio negativo verso opere che «avrebbero dovuto abbellire l’ecomostro e trasformarlo in Moseland» e verso la convenzione Cvn-Iuav, con cui «Mazzacurati si accaparrò il consenso dell’ateneo». La richiesta finale è quella di poter allestire, per par condicio, una mostra anche sulle ipotesi alternative al Mose stesso e sulle critiche alla grande opera e ai suoi problemi. Ipotesi che però dal Consorzio guardano con un po’ di distacco. «La mostra non c’entra con il Mose, ma è un’occasione per esporre al pubblico le possibili opere delle compensazioni ambientali», dice Fiengo.
Ferlenga Contributo al di là del giudizio sull’opera. Lavoro virtuoso
I contrari Così l’ecomostro si sarebbe trasformato in una Moseland