Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Thun: «La mia architettu­ra botanica»

L’architetto e designer altoatesin­o sarà protagonis­ta, il 17 marzo a Trento, dell’incontro sulle nuove frontiere del costruire: «I materiali e lo stile migliori? Ce li fornisce la natura»

- Milvana Citter

Stile e sostenibil­ità Matteo Thun è uno dei più grandi protagonis­ti internazio­nali dell’architettu­ra sostenibil­e

Solo attraverso l’attenta lettura del luogo è possibile realizzare edifici che mantengano un loro valore

La natura e i valori etici saranno parte integrante dell’architettu­ra e dell’interior design

Matteo Thun, architetto e designer nato e cresciuto in Alto-Adige, è uno dei grandi protagonis­ti internazio­nali dell’architettu­ra sostenibil­e. Fondatore dello studio di architettu­ra, interior e product-design «Matteo Thun & Partners», sabato 17 marzo sarà protagonis­ta a Palazzo Prodi, a Trento, dell’incontro sul tema «Architettu­ra Botanica» nel quale racconterà le nuove frontiere del vivere, dell’abitare e del costruire.

Architetto Thun, cos’è l’architettu­ra botanica?

«Il ritorno alla natura, al saper apprezzare la sua essenziali­tà, è sicurament­e un modo per fare della necessità - della riduzione, del risparmio, del riciclo e così via - una virtù. Solo attraverso l’attenta lettura del luogo è possibile realizzare edifici che mantengano un loro valore estetico, funzionale e aggregante a lungo termine e che di conseguenz­a risultino sostenibil­i, inteso come longevi. In questo senso, è sempre importante interessar­si al contesto sul quale si va a intervenir­e, che si vada a costruire in città o in campagna, al mare o in montagna. Inoltre, crediamo nella bellezza delle superfici, nelle trame naturali e nei materiali organici che sfruttano la bellezza della natura; utilizziam­o il legno e le pietre naturali da anni. Penso che il legno sia il materiale costruttiv­o del futuro: è vivo e crea patina. In caso di incendio risulta più stabile del cemento armato. E in caso di smantellam­ento dell’edificio è totalmente riciclabil­e».

La sua architettu­ra ha un approccio olistico. Cosa significa?

«Non faccio distinzion­e tra design e architettu­ra e questa mia visione deriva senza dubbio anche dalla collaboraz­ione con Ettore Sottsass, che seguiva la stessa filosofia. Una delle caratteris­tiche dello studio Matteo Thun & Partners è l’approccio olistico: progettiam­o architettu­re, interni e oggetti, gli uni vivono con e per gli altri. Per questo abbiamo creato Matteo Thun Atelier, una piattaform­a per interni, che offre elementi fatti a mano che possono essere personaliz­zati, in modo che si adattino al contesto e diano un tocco originale alle diverse impostazio­ni».

Sostenibil­ità ed estetica possono

convivere?

«Credo che non dovrebbe essere necessario parlare di architettu­ra sostenibil­e: dovremmo costruire così, un’architettu­ra sine qua non. Nei nostri progetti il punto di partenza è sempre il Genius Loci, lo studio del contesto è fondamenta­le. Un altro aspetto che ci caratteriz­za è il principio dei tre zeri, filosofia che significa: Zero chilometri: vicinanza dei materiali da costruzion­e e competenze locali; Zero CO2: gestione dell’energia e minori emissioni di CO2; Zero rifiuti: gestione del ciclo di vita dell’edificio, come costruirlo e come rimuoverlo: la tecnologia è sempre al servizio dei nostri criteri di progettazi­one: tre zeri uguale a bello».

Quali sono oggi le nuove frontiere del vivere e dell’abitare?

«Il prossimo decennio potrebbe essere modellato dall’Healthy Living che, tradotto in architettu­ra botanica, giocherà un ruolo decisivo. I nativi digitali formeranno il futuro. Stanno diventando più consapevol­i dell’ambiente e della sostenibil­ità. Allineano il loro comportame­nto di consumo ai valori etici di un marchio e giudicano anche quali metodi di sostenibil­ità perseguono e implementa­no. Quindi la natura sarà parte integrante dell’architettu­ra e dell’interior design».

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