Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Bejenaru può uccidere ancora» Con le aggravanti rischia l’ergastolo
L’omicida non risponde al gip e resta in carcere: c’è il pericolo che fugga in Romania
VENEZIA Di fronte al gip Massimo Vicinanza è rimasto solo per pochi minuti. Il tempo necessario per declinare le proprie generalità e per pronunciare la formula «mi avvalgo della facoltà di non rispondere», dopo di che è ritornato nella sua cella a Santa Maria Maggiore. E il magistrato non ha avuto alternative e ha firmato la convalida dell’arresto e un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse per ora contestate dal pm di turno Giorgio Gava: omicidio volontario pluriaggravato dalla minorata difesa e dall’abuso di coabitazione o di ospitalità. Aggravanti che già da soli potrebbero costargli una condanna all’ergastolo e alle quali si potrebbe aggiungere pure quella della premeditazione, tuttora al vaglio della procura.
Il 28enne romeno Georgian Ionut Bejenaru, che alle 5 di mattina di venerdì scorso ha accoltellato alla gola il 36enne connazionale Gheorghe Suta nella casa di Mira in cui vivevano insieme, per ora resta dunque in cella. I suoi legali, gli avvocati Marianna de’ Giudici e Claudia De Martin, stanno studiando i prossimi passi da fare, come per esempio se valga la pena fare ricorso al tribunale del riesame, anche se è difficile che possa ottenere gli arresti domiciliari, visto il quadro probatorio. Il gip, nell’ordinanza, scrive infatti che proprio la violenza di un delitto simile, avvenuto nella notte a bruciapelo mentre la vittima dormiva (di qui la «minorata difesa»), rende possibile la reiterazione del reato, mentre il fatto che l’omicida sia straniero potrebbe portarlo, se uscisse dal carcere, a tentare la fuga verso il suo paese. Un’altra strada potrebbe essere quella di chiedere una perizia psichiatrica, ma è prematuro parlarne.
I carabinieri intanto sono ancora al lavoro per definire nei dettagli il movente che ha portato a un omicidio così efferato. Bejenaru era in Italia da poche settimane e da lunedì lavorava in prova per una ditta campana di subappalto di Fincantieri, proprio sotto la guida di Suta, esperto operaio tubista. Quest’ultimo, inoltre, l’aveva accolto in casa sua a Mira, dove viveva già il cognato dell’omicida, che è stato colui che quella notte, sentendo i rumori, si è svegliato e ha trovato Bejenaru con il coltello in mano sopra la vittima. Secondo le prime testimonianze raccolte, nonostante si frequentassero da poco, il killer già non sopportava più la vittima: diceva che sul lavoro lo prendeva in giro perché poco abile e pare che gli avesse già detto che non sarebbe stato riconfermato dopo il periodo di prova; inoltre a casa si imponeva in maniera autoritaria e avevano litigato anche per il fatto che Bejenaru non era contento di dormire con Suta nel letto matrimoniale, mentre il cognato dormiva in un’altra stanza.
Nella richiesta di convalida il pm Gava ha allegato le dichiarazioni di quest’ultimo, che conosceva bene entrambi, ma i militari stanno sentendo anche gli altri colleghi di lavoro per definire meglio i contorni della vicenda. Intanto la moglie di Suta, che vive in Romania con un figlio, è disperata. Per questo i colleghi e soprattutto il datore di lavoro della vittima, letteralmente sotto choc per quanto accaduto, hanno già annunciato che faranno una raccolta fondi per aiutare la vedova. «Non li lasceremo mai soli - ha detto è il minimo che possiamo fare». Tutti i colleghi hanno sottolineato la bravura di Suta.