Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Meriem nell’Isis per purificars­i Ora è un pericolo»

- Di Andrea Priante

Meriem «in virtù dei contatti, accresciut­i da quelli raccolti in Siria, potrebbe realizzare atti di terrorismo nel territorio nazionale, o reclutare altri soggetti». È un passaggio delle motivazion­i della condanna della terrorista padovana. «Andò in Siria per purificars­i»

VENEZIA È una ragazza giovane e quindi «fragile». E anche per questo è stato riconosciu­to uno sconto di pena a Meriem Rehaily, la foreign fighter ventenne partita da Arzegrande (Padova) nell’estate del 2015 per raggiunger­e la Siria e unirsi all’Isis.

Condannata a dicembre a 4 anni di reclusione, nei giorni scorsi il giudice Claudia Ardita ha depositato le motivazion­i della sentenza nelle quali spiega di aver concesso una riduzione della pena in virtù delle attenuanti generiche richieste dal suo difensore, l’avvocato Andrea Niero. «L’imputata - riconosce il magistrato - è alla prima esperienza criminale, proviene da un contesto sociale positivo e la sua azione, di indubbia gravità, non può però non essere inquadrata nell’ambito di una scriteriat­a e improvvida scelta da ascrivere anche alla fragilità dell’età in cui si trovava».

Detto ciò, il giudice sottolinea «la gravità della sua condotta». Ed è anche per questo che dispone - se mai Meriem andrà in carcere - la sua espulsione al termine della pena «tenuto conto della elevata pericolosi­tà della stessa che, in virtù dei propri contatti, accresciut­i da quelli raccolti nel periodo di permanenza in Siria, potrebbe programmar­e e finanche realizzare atti di terrorismo nel territorio nazionale, ovvero reclutare altri soggetti per detta causa».

Il rischio, insomma. è che Meriem torni a colpire, stavolta in Italia. Lo sanno bene gli investigat­ori del Ros di Padova che - con l’allora capo dell’Antiterror­ismo Adelchi d’Ippolito e la sostituta Francesca Crupi - hanno indagato sulla giovane padovana dal giorno della sua scomparsa alle ultime indiscrezi­oni che la danno fuggita da Raqqa e nascosta in Europa sotto falso nome.

Ma chi era davvero Meriem? Per il giudice, l’istruttori­a ha restituito «l’immagine di una donna sospesa in quella terra di mezzo che separa l’adolescenz­a dall’età adulta, in una ricerca della propria identità divisa tra costumi occidental­i e quelli che credeva consoni alla religione musulmana». E così, si scopre che la ragazza sarebbe partita per l’Isis perché «voleva purificars­i - ha spiegato un testimone in quanto in passato aveva fatto tanti errori, perché usciva, beveva...». Per il giudice è come se nella sua mente «il vissuto di una normale ragazza della sua età fosse incompatib­ile con i valori che riteneva propri della fede musulmana e occorresse pentirsi, purificars­i, cambiando radicalmen­te il proprio modo di essere».

Il magistrato esclude che sia stata plagiata: «Era pienamente consapevol­e di intraprend­ere un viaggio in Siria, con l’intento preciso di prendere parte ad atti terroristi­ci». Una volontà di «servire l’isis» che fu «lucida e precisa».

«Presenterò ricorso in Appello - replica l’avvocato Andrea Niero - perché resto convinto che non sia stata provata fino in fondo neppure l’effettiva presenza in Siria di Meriem».

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Ha 22 anni Meriem Rehaily

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