Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pronti nuovi ricorsi e richiesta di sospensiva del voto
Mai bollettino Ufficiale della Regione è stato tanto atteso come quello che sarà pubblicato oggi. Lo aspettano separatisti e pure unionisti perché dovrebbe ufficializzare la delibera della giunta Zaia che tre giorni fa ha fissato la data del quinto referendum per la divisione di Venezia e Mestre per il prossimo 30 settembre. Lo attendono in particolare le avvocature di Città Metropolitana e Comune di Venezia che stanno scrivendo il terzo ricorso al Tar contro il referendum e preparando la richiesta di sospensiva del voto. Il giudizio di legittimità dei legali di Palazzo Balbi dirà che piega prenderanno le cose davanti ai giudici amministrativi e per Ca’ Farsetti e Ca’ Corner è più interessante del parere fornito dal Servizio Studi della Camera a marzo dello scorso anno e tirato fuori a sorpresa ieri dalla deputata Pd Simonetta Rubinato. Il documento di Montecitorio dice che Venezia si può dividere anche stavolta con le norme usate in passato (la consultazione la indice la Regione e votano solo veneziani e mestrini) e non solo con le procedure per la Città Metropolitana fissate dalla legge Delrio (il Comune indice e votano tutti i residenti della provincia): la prima serve a dividere il capoluogo e basta, la seconda si tira in ballo solo affinché tutta la provincia elegga il sindaco metropolitano. Un parere fornito a corredo di un emendamento di Rubinato sul referendum, che non preoccupa troppo Comune e Città Metropolitana: se la Costituzione con l’articolo 133 corre in soccorso dei separatisti, con l’articolo 117 va invece incontro al Comune. Al comma «p» dice infatti che è funzione fondamentale dello Stato fissare la legge elettorale, gli organi di governo e le funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane e se il capoluogo si divide così oggi, domani Venezia con 80mila abitanti sarà troppo piccola per essere ancora divisa per rendere elettivo a suffragio universale il sindaco metropolitano. E quindi si toglie un diritto agli abitanti della provincia causando un pregiudizio democratico e contravvenendo all’articolo 117 della Costituzione. L’udienza al Tar del 21 marzo non scioglierà i nodi: visto che è stata fissata la data del voto, ai giudici sarà chiesto un rinvio per permettere la presentazione dei nuovi ricorsi e della richiesta di sospensiva del voto.