Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lo 007 imprendito­re e la trappola ai mafiosi tra frutta e cocaina

- Di Alberto Zorzi

VENEZIA L’azienda si chiamava Gifra, da quel nome di Francesco Girardi che agli occhi di Attilio Vittorio Violi era un socio d’affari per il traffico di frutta e cocaina, ma in realtà era l’«undercover 8067» del Gico della Guardia di Finanza. Se le fiamme gialle sono riuscite a sgominare la banda a fine 2015 e poi a ricostruir­e l’intero quadro con i 17 arresti di martedì, è anche per merito di un loro collega che, correndo enormi rischi, ha accettato di infiltrars­i nel gruppo ‘ndrangheti­sta che in pochi mesi era riuscito a portare in Italia dal Sudamerica oltre 400 chili di «polvere bianca». E sono state le sue relazioni, dopo giornate frenetiche in cui incontrava i boss (Violi, ma anche Santo Morabito e altri), portava in giro la droga e organizzav­a i traffici «leciti» in mezzo ai quali ogni tanto c’era il carico di coca, a ricostruir­e fatti e ruoli. «Salvatore gli aveva parlato di me come persona in grado di tirare fuori dal porto della merce - scrive dopo il primo incontro con Violi nel maggio 2014 - Io ho precisato che ero in grado di far uscire merce sia dal porto che dall’aeroporto... Violi ha precisato che loro partivano da 60 chili in su e che avrebbero pagato una percentual­e del 20 per cento». L’undercover aveva infatti dichiarato di poter contare su un funzionari­o della dogana corrotto.

Per esempio il 19 novembre 2015, due settimane prima della retata, il finto Girardi annota l’arrivo di un carico di 88 chili. «Alcuni chili, se non ho capito male 6, li ha dati a degli albanesi, 18 a Morabito e a Pasquale Virgara, altri 2 a un’altra persona, non ho capito chi, 4 sono destinati al cognato», e così via. «Mi ha dato 100 mila euro oggi in contanti», aggiunge. Gli incontri con la banda avvengono in vari appartamen­ti o ristoranti del Veneziano, ma anche – visto che Violi vive a Marcon – spesso al Valecenter.

Ieri intanto è stata sentita dal gip Roberta Marchiori la romena Mariana Dascalu, per l’accusa stretta collaborat­rice di Violi. «Ha spiegato che non sapeva nulla dei traffici illeciti - dice il suo difensore, l’avvocato Fabio Crea - Sapeva che faceva il ristorator­e e poi che aveva aperto questa società di import di pesce e frutta con Girardi». Anche Giovanni Stilo, calabrese e parente di Violi, ha negato ogni responsabi­lità e spiegato che faceva solo il ristorator­e e che aveva delle attività anche in Veneto, ma lecite. Oggi sarà invece sentito Violi, che secondo il pm Paola Tonini stava riformando la banda dal carcere.

In cella Oggi sarà interrogat­o il boss Violi. La difesa dei complici

 ?? Tra le banane ?? La cocaina veniva nascosta a decine di chili nella frutta
Tra le banane La cocaina veniva nascosta a decine di chili nella frutta

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