Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Al ristorante pagando in Bitcoin Un occhio al menu, l’altro all’app «Al dessert perdevamo il 5%»
Il nostro pranzo in Laguna, alle «Zanze». Tra le oscillazioni della criptovaluta
VENEZIA Il primo a non voler usare gli euro è stato un dj, è bastato qualche centesimo di Bitcoin per pagare la cena appoggiando il cellulare su un codice a barre gigante che appare sul computer della cassa. Zanze XVI, la nuova osteria veneziana a due passi da piazzale Roma, è il primo ristorante di Venezia dove si può pagare anche con la criptomoneta. Era il 22 gennaio, oggi avrebbe pagato di più visto le oscillazioni continue del valore. In fondamenta dei Tolentini ti accolgono con una sorta di bignè con crema di radicchio e spolverata di rapa. L’acqua è in «bottiglia Zanze», direttamente spinata dal ristorante, microfiltrata, per eliminare la filiera dei trasporti, rifiuti... Poi è tutta una sorpresa, dall’inizio alla fine, dal menu al momento di pagare.
L’App del cellulare «segna» rosso, in una decina di minuti il Bitcoin ha perso già il 2 per cento del suo valore. «È la moneta del futuro, passano per Venezia milioni di persone e non sanno dove spendere le criptovalute», dice Nicola Dinato, lo chef stellato anima pulsante del Ristorante Feva di Castelfranco Veneto che assieme a Nicola Possagnolo, startupper fondatore della tech company padovana Noonic, ha puntato sulla Serenissima. Vantaggi per i clienti? Nessuno, non ci sono sconti o promozioni particolari, se non quello di poter spendere i Bitcoin. Qualcuno li avrà comprati investendo migliaia di euro (ma difficilmente li usa per pagare il ristorante), qualche altro potrebbe già averli nel proprio portafoglio virtuale grazie a tantissimi giochi che premiamo con la criptomoneta o a siti che regalano Bitcoin in cambio di qualche visita. Il menu però è rigorosamente in euro, così come il conto. Poco importa il menu scelto, il convertitore è la sorpresa della cassa.
E dire che la storia della trattoria dalla Zanze parte nel Sedicesimo secolo (da qui il nome), l’evoluzione 4.0 è un portafoglio virtuale, che non si mette in tasca, ma sta nello smartphone, che non ha soldi di carta ma criptovalute. La crema di patate scalogna con spuma di latte di cocco e limone, introduce la granseola con crema di mandorle e alloro, nel frattempo nel mercato mondiale i Bitcoin continuano le loro oscillazioni. I 7617 euro di inizio pranzo ormai ahimè sono solo un ricordo, il cameriere porta il gabilo con spuma di salsa olandese, radicchio e millefoglie di barbabietola che il valore è già sceso a 7240 perdendo oltre il 5 per cento. Alla fine il conto è più salato, anche se Zanze grazie alla piattaforma bitpay.com ha azzerato il rischio legato alla volatilità della criptovaluta convertendo subito in euro i Bitcoin.
Venticinque euro, è il business lunch che offrono Dinato e Possagnolo a pranzo dal lunedì e venerdì. Si paga con il telefono: basta avvicinare lo smartphone al dispositivo che Zanze ha alla cassa. Un semplice gesto, nemmeno il tempo di spostare la mano che il QR code viene scannerizzato: 0,003463 btc, segna il monitor (nel frattempo il valore è sceso sono i 7220 euro). «Ma in realtà chi paga con i Bitcoin non perde niente, anzi è un pasto regalato — spiega Nicola Possagnolo — Solitamente li usa al ristorante chi li ha vinti». A rendere il conto più salato sono invece i costi di gestione e transazione considerando che alla fine oltre ai 25 euro, nel wallet ci sono anche 10,70 dollari in meno (mentre il ristoratore se la cava con 3,75 euro). «E’ un’opportunità anche se il Bitcoin non è la miglior criptovaluta per i costi di transazione e i tempi non immediati — aggiungono Dinato e Possagnolo — Iniziamo da qua, grazie alla piattaforme esistenti che assicurano transazioni comunque sicure, poi ci apriremo anche alle altre».
È sempre questione di esperienza: con i piatti a sorpresa prima, con il pagamento virtuale dopo.