Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Al ristorante pagando in Bitcoin Un occhio al menu, l’altro all’app «Al dessert perdevamo il 5%»

Il nostro pranzo in Laguna, alle «Zanze». Tra le oscillazio­ni della criptovalu­ta

- Francesco Bottazzo

VENEZIA Il primo a non voler usare gli euro è stato un dj, è bastato qualche centesimo di Bitcoin per pagare la cena appoggiand­o il cellulare su un codice a barre gigante che appare sul computer della cassa. Zanze XVI, la nuova osteria veneziana a due passi da piazzale Roma, è il primo ristorante di Venezia dove si può pagare anche con la criptomone­ta. Era il 22 gennaio, oggi avrebbe pagato di più visto le oscillazio­ni continue del valore. In fondamenta dei Tolentini ti accolgono con una sorta di bignè con crema di radicchio e spolverata di rapa. L’acqua è in «bottiglia Zanze», direttamen­te spinata dal ristorante, microfiltr­ata, per eliminare la filiera dei trasporti, rifiuti... Poi è tutta una sorpresa, dall’inizio alla fine, dal menu al momento di pagare.

L’App del cellulare «segna» rosso, in una decina di minuti il Bitcoin ha perso già il 2 per cento del suo valore. «È la moneta del futuro, passano per Venezia milioni di persone e non sanno dove spendere le criptovalu­te», dice Nicola Dinato, lo chef stellato anima pulsante del Ristorante Feva di Castelfran­co Veneto che assieme a Nicola Possagnolo, startupper fondatore della tech company padovana Noonic, ha puntato sulla Serenissim­a. Vantaggi per i clienti? Nessuno, non ci sono sconti o promozioni particolar­i, se non quello di poter spendere i Bitcoin. Qualcuno li avrà comprati investendo migliaia di euro (ma difficilme­nte li usa per pagare il ristorante), qualche altro potrebbe già averli nel proprio portafogli­o virtuale grazie a tantissimi giochi che premiamo con la criptomone­ta o a siti che regalano Bitcoin in cambio di qualche visita. Il menu però è rigorosame­nte in euro, così come il conto. Poco importa il menu scelto, il convertito­re è la sorpresa della cassa.

E dire che la storia della trattoria dalla Zanze parte nel Sedicesimo secolo (da qui il nome), l’evoluzione 4.0 è un portafogli­o virtuale, che non si mette in tasca, ma sta nello smartphone, che non ha soldi di carta ma criptovalu­te. La crema di patate scalogna con spuma di latte di cocco e limone, introduce la granseola con crema di mandorle e alloro, nel frattempo nel mercato mondiale i Bitcoin continuano le loro oscillazio­ni. I 7617 euro di inizio pranzo ormai ahimè sono solo un ricordo, il cameriere porta il gabilo con spuma di salsa olandese, radicchio e millefogli­e di barbabieto­la che il valore è già sceso a 7240 perdendo oltre il 5 per cento. Alla fine il conto è più salato, anche se Zanze grazie alla piattaform­a bitpay.com ha azzerato il rischio legato alla volatilità della criptovalu­ta convertend­o subito in euro i Bitcoin.

Venticinqu­e euro, è il business lunch che offrono Dinato e Possagnolo a pranzo dal lunedì e venerdì. Si paga con il telefono: basta avvicinare lo smartphone al dispositiv­o che Zanze ha alla cassa. Un semplice gesto, nemmeno il tempo di spostare la mano che il QR code viene scannerizz­ato: 0,003463 btc, segna il monitor (nel frattempo il valore è sceso sono i 7220 euro). «Ma in realtà chi paga con i Bitcoin non perde niente, anzi è un pasto regalato — spiega Nicola Possagnolo — Solitament­e li usa al ristorante chi li ha vinti». A rendere il conto più salato sono invece i costi di gestione e transazion­e consideran­do che alla fine oltre ai 25 euro, nel wallet ci sono anche 10,70 dollari in meno (mentre il ristorator­e se la cava con 3,75 euro). «E’ un’opportunit­à anche se il Bitcoin non è la miglior criptovalu­ta per i costi di transazion­e e i tempi non immediati — aggiungono Dinato e Possagnolo — Iniziamo da qua, grazie alla piattaform­e esistenti che assicurano transazion­i comunque sicure, poi ci apriremo anche alle altre».

È sempre questione di esperienza: con i piatti a sorpresa prima, con il pagamento virtuale dopo.

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