Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
L’uomo della Sindone, segreti in 3D
A Padova realizzato un modello tridimensionale attraverso lo studio degli aloni sul tessuto
La testa è piegata in avanti e il viso, nonostante i gonfiori provocati dalle percosse, è piuttosto esile, con le palpebre abbassate e il naso leggermente deformato dalla frattura al setto. I muscoli sono rilassati, l’espressione è serena; la mano destra giace distesa sotto alla sinistra, mentre il piede destro aderisce al lenzuolo solo con il tacco e quello sinistro è più rialzato. Si presenta così il modello tridimensionale a grandezza naturale dell’uomo avvolto nella Sacra Sindone di Torino, realizzato dallo scultore Sergio Rodella con metodi scientificamente validati dal team di Giulio Fanti, docente di Ingegneria industriale all’Università di Padova, che ha coinvolto nel progetto anche i colleghi dell’Azienda ospedaliera e dell’Ospedale Sant’Antonio: la storia degli studi sulla reliquia più importante della cristianità si arricchisce di un nuovo capitolo, che avvalora la tesi secondo cui quello avvolto nel sudario era il corpo di Gesù. Su questo aspetto, i pareri sono discordanti: un’analisi del 1988 aveva ipotizzato che la Sindone risalisse al Medio Evo e fosse opera di un artista, ma studi più recenti hanno dimostrato che la datazione del sudario è compatibile con la vita del Nazareno. La ricerca del team padovano è partita dall’alone giallo scuro impresso sul lenzuolo, che riproduce i contorni di una figura umana e varia di intensità in base alla distanza tra corpo e tessuto: il calcolo delle distanze sul drappeggio fornisce gli unici dati 3D, utilizzati da Rodella per modellare le sporgenze e la postura del cadavere. Dopo aver delineato la morfologia, lo scultore ha costruito uno scheletro di ferro e l’ha ricoperto di argilla, quindi ha avvolto il calco in una copia della Sindone e ha ripetuto l’operazione con alcuni correttivi. Risultato: il modello corrisponde alla doppia immagine (frontale e dorsale) presente sul telo originale ed è coerente con le distorsioni provocate dal drappeggio. Ipotizzando che il corpo della Sindone appartenga a Cristo, lo studio dimostra anche che la postura è coerente con la crocifissione e che la condizione di rigor mortis si è protratta fino alla risurrezione, avvenuta a non meno di 36 ore dalla morte, quando normalmente il processo di putrefazione è già avanzato; l’unica spiegazione è che qualcuno abbia applicato sul corpo una sostanza a base di aloe e mirra, utilizzata per prolungare la rigidità cadaverica. Il modello inoltre dimostra che il chiodo della mano sinistra non esce dal polso, ma dal palmo. Conclusione: «Solo un uomo sostenuto dalla fede nella sua missione, consapevole del suo martirio, giovane e forte, poteva sostenere un simile massacro con serenità così profonda e assoluta». Il calco verrà presentato martedì alle 14.15 nell’Archivio antico di Palazzo Bo.