Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

IL VENETO E LA FOLLIA DEI DAZI

- Di Piero Formica

Trainata dall’export, la crescita cinese dell’economia veneta quali vantaggi otterrebbe da misure di ritorsione contro i dazi voluti da Trump?

Al presidente americano pare ora che si accodi la Lega per dare più fiato alla sirena del protezioni­smo. Come se non bastasse che da diversi anni sono in sensibile calo gli accordi per la libertà degli scambi su scala globale. Come se l’imporre tariffe sulle importazio­ni fosse l’anticamera del commercio equo anziché un’attrattiva ingannevol­e.

Si è davvero persa la memoria della forte lobby protezioni­stica che negli anni Trenta del secolo scorso precipitò il mondo nella Grande Depression­e? Il suono della sirena è allettante. Il costo dei dazi sostengono i protezioni­sti è un investimen­to sulla produttivi­tà futura dell’economia che li applica. Se non fosse che alle nostre spalle la storia fa vedere una lunga coda dei tanti e alti costi causati dalle pratiche restrittiv­e degli scambi commercial­i. I dazi sono forbici che tagliano sia i posti di lavoro legati al commercio internazio­nale sia il potere d’acquisto di non poche voci di spesa le cui domande sono soddisfatt­e da beni e servizi importati il cui prezzo sale con l’ascensore del protezioni­smo. Si potrebbe obiettare che questo scenario a tinte scure è una falsa apparenza. Le restrizion­i commercial­i, infatti, sarebbero mitigate dai negoziati commercial­i bilaterali al posto degli accordi multilater­ali.

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