Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
IL VENETO E LA FOLLIA DEI DAZI
Trainata dall’export, la crescita cinese dell’economia veneta quali vantaggi otterrebbe da misure di ritorsione contro i dazi voluti da Trump?
Al presidente americano pare ora che si accodi la Lega per dare più fiato alla sirena del protezionismo. Come se non bastasse che da diversi anni sono in sensibile calo gli accordi per la libertà degli scambi su scala globale. Come se l’imporre tariffe sulle importazioni fosse l’anticamera del commercio equo anziché un’attrattiva ingannevole.
Si è davvero persa la memoria della forte lobby protezionistica che negli anni Trenta del secolo scorso precipitò il mondo nella Grande Depressione? Il suono della sirena è allettante. Il costo dei dazi sostengono i protezionisti è un investimento sulla produttività futura dell’economia che li applica. Se non fosse che alle nostre spalle la storia fa vedere una lunga coda dei tanti e alti costi causati dalle pratiche restrittive degli scambi commerciali. I dazi sono forbici che tagliano sia i posti di lavoro legati al commercio internazionale sia il potere d’acquisto di non poche voci di spesa le cui domande sono soddisfatte da beni e servizi importati il cui prezzo sale con l’ascensore del protezionismo. Si potrebbe obiettare che questo scenario a tinte scure è una falsa apparenza. Le restrizioni commerciali, infatti, sarebbero mitigate dai negoziati commerciali bilaterali al posto degli accordi multilaterali.