Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Sanità, tempi e costi: il privato batte il pubblico

Dossier Sanità Esami e visite, le liste nel pubblico si sono allungate di 26 giorni a prestazion­e

- N.Moro

VENEZIA Sanità, in Veneto le prestazion­i costano meno e hanno tempi di attesa meno lunghi nel privato rispetto al pubblico. É quanto emerge dal report del Consorzio per la ricerca economica applicata in Sanità.

VENEZIA «Ma quanto ci vuole per farsi vedere da un oculista?», sbotta un paziente al Cup, che non riesce a fissargli un appuntamen­to entro la fine del mese. Ecco la risposta: con la ricetta e dietro pagamento del ticket nelle strutture pubbliche o convenzion­ate del Veneto bisogna pazientare 58,8 giorni. Ma se paghi la visita — 104 euro — dallo specialist­a ospedalier­o in regime di intramoeni­a (libera profession­e) il tempo si abbatte di quattro volte a 12,9 giorni. Meglio ancora nel privato puro: 6,6 giorni e una tariffa addirittur­a minore: 90,7 euro. Lo stesso dicasi per una visita ortopedica: 26 giorni d’attesa nel pubblico; 7,7 in intramoeni­a con una spesa di 112,6 euro; 5,7 giorni nel privato, per un costo di 110,8 euro. E così è per tutte le undici prestazion­i prese in esame dal Crea (Consorzio per la ricerca economica applicata in Sanità) nel report, commission­ato dalla Fp Cgil, su Lombardia, Veneto, Lazio e Campania, rappresent­ative di 26 milioni di italiani, il 44% della popolazion­e.

Risultato: il privato vince due a zero sul pubblico, per tempi di attesa — che nel Sistema sanitario nazionale tra il 2014 e il 2017 sono aumentati in media di 20/26 giorni a prestazion­e — e costi. Quanto a quest’ultima voce, il privato è spesso più competitiv­o non solo rispetto all’intramoeni­a ma anche nei confronti del doppio ticket pubblico(fino a 36,15 euro per quello di base più i 10 euro a ricetta, che nella nostra regione diventano 5 per i redditi fino a 29mila euro). Il Veneto introita 200 milioni l’anno di ticket, 80 dei quali relativi alla tassa dei 10 euro. L’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) nel 2017 anticipava: «I veneti pagano i ticket più alti d’Italia: in media 36,2 euro all’anno, contro gli 8,7 euro versati da un siciliano e contro una media nazionale di 23 euro pro capite». Il ministero dell’Economia fissa invece a 47 euro pro capite la quota di comparteci­pazione media italiana alla spesa sanitaria e a 61,7 quella veneta. «I motivi sono tre — spiega la Regione — noi abbiamo il 50% di non esenti, i nostri cittadini consumano un maggior numero di prestazion­i e altre Regioni hanno tolto i 10 euro a ricetta aumentando fino a 75 euro il ticket di base e così incentivan­do il ricorso al privato».

Ora la nuova inchiesta e la lettura di Federico Spandonaro, direttore del Crea: «La tempestivi­tà del Servizio sanitario nazionale sembra garantita solo per le prestazion­i urgenti, mentre il resto degli accertamen­ti, la maggioranz­a, diventa una questione di soldi. Il fenomeno si aggrava negli anni, incrementa­ndo la distanza tra l’offerta pubblica e le aspettativ­e dei cittadini». «Sono discrimina­ti i pazienti che non possono pagarsi le visite — conviene Daniele Giordano, segretario regionale della Fp Cgil —. Denunciamo con forza anche l’enorme differenza dei tempi d’attesa tra attività istituzion­ale e intramoeni­a: per esempio un ecocardiog­ramma in libera profession­e viene garantito in 7,1 giorni, che diventano 103 in attività istituzion­ale. Rispetto alla media nazionale, poi, ci vogliono 9,4 giorni in più per una radiografi­a articolare, 25 in più per un’ecocardiog­rafia e 53 in più per una coronarogr­afia. Tante volte abbiamo chiesto alla Regione di monitorare l’attività istituzion­ale e ci siamo sentiti rispondere che i tempi sono normali». Gli ultimi dati di Palazzo Balbi parlano di 80 milioni di prestazion­i specialist­iche erogate ogni anno dal sistema pubblico: «Prendendo in esame i 4 milioni di accertamen­ti ambulatori­ali traccianti, cioè i più richiesti, si evince che la quasi totalità delle prestazion­i ambulatori­ali complessiv­e è erogata entro i tempi previsti. Cioè con un indice di soddisfazi­one tra il 96% e il 98%. I dati del Crea sono diversi perchè non consideran­o i codici di priorità, cioè l’erogazione dell’esame entro i 10, 30 o 90 giorni prescritti dal medico, limitandos­i a tracciarne una media non reale».

«Storie — sbotta Giuseppe Cicciù, presidente del Tribunale del Malato — le liste d’attesa sono sempre più lunghe e restano il primo motivo di malcontent­o dei pazienti. L’unico modo per abbatterle è sospendere l’intramoeni­a fino al loro azzerament­o, come in Emilia. L’ho scritto al governator­e Luca Zaia due mesi fa, senza ottenere risposta». Eppure stando al Crea il Veneto conta il maggior numero di operatori sanitari pubblici: 13,6 per mille contro gli 11,7 della Lombardia. Per contro ha il minor quoziente di letti nei centri accreditat­i: 0,26 a fronte di una media italiana di 0,75, per una spesa pro capite di 286,94 euro, scesa del 5% dal 2015. «Il Veneto si conferma regione con un netto primato del pubblico», chiude il Crea. «E’ una contraddiz­ione — obietta Giordano — il Sistema sanitario nazionale sta arretrando e rischia di soccombere alla concorrenz­a del privato, che tara la propria offerta su tempi e costi del pubblico».

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