Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il jihadista ripudia l’Isis: sconto di pena

Addestrò i foreign fighter bellunesi, i giudici d’Appello gli riconoscon­o l’attenuante della dissociazi­one

- Andrea Priante

VENEZIA L’ex mujaheddin si è dissociato dall’Isis. Ha detto addio alla bandiera nera, si è rimangiato il giuramento al Califfato. Si è pentito, insomma. Al tal punto da decidere di collaborar­e con l’antiterror­ismo di Venezia, fornendo un lungo elenco di combattent­i dello Stato Islamico, fotografie, numeri di telefono e altre informazio­ni preziose, come il tragitto seguito dai foreign fighter per lasciare l’Europa e raggiunger­e la Siria.

Per i tagliagole, il macellaio sloveno Rok Zavbi è un traditore. Per la Giustizia italiana, invece, il suo allontanam­ento dalla causa estremista è sincero, e quindi va premiato con un anno in meno di carcere.

Ieri la corte d’appello di Venezia, riunita nell’aula bunker di Mestre, ha riconosciu­to l’«attenuante della dissociazi­one» all’ex affiliato alla cellula jihadista che nel 2012, in provincia di Belluno, reclutò gli operai Munifer Karamalesk­i e Ismar Mesinovic. È la prima volta che un tribunale italiano alle prese con un processo per terrorismo di matrice islamica, assume una simile decisione: la condanna a tre anni e due mesi incassata da Zavbi un anno fa, scende quindi a due anni, due mesi e venti giorni. Conteggian­do i (probabili) sconti per la buona condotta, significa che l’ormai ex terrorista sloveno tornerà libero entro l’autunno.

Confermata, invece, la condanna a quattro anni e otto mesi di Ajhan Veapi, il macedone che dal Friuli avrebbe messo in contatto i due immigrati bellunesi con Bilal Bosnic, l’imam del terrore che gridava «non ci fermeremo fino alla conquista del Vaticano». Il suo avvocato, Luca Bauccio, annuncia però l’intenzione di ricorrere in Cassazione.

Veapi, arrestato dai carabinier­i del Ros a Mestre nel febbraio 2016, era considerat­o il braccio destro del predicator­e, con il compito di organizzar­e gli incontri in moschea tra il «cattivo maestro» e i giovani musulmani italiani disposti a partire per l’Isis. Tra loro, anche Karamalesk­i e Mesinovic, che raggiunser­o la Siria nel dicembre del 2013. Il primo è ancora lì, a combattere. Il suo amico invece è stato ucciso e da allora si sono perse le tracce del figliolett­o Ismail, che aveva portato con sé.

Per addestrarl­i prima della partenza, l’imam Bosnic aveva spedito nel Bellunese proprio Zavbi, un reduce dal fronte siriano, che ai due aspiranti combattent­i aveva mostrato una pistola, fornito consigli e racconti di guerra. Ricordi sanguinosi che oggi, a 28 anni, vorrebbe dimenticar­e. Nel corso di tre interrogat­ori sempre assistito dall’avvocato Samo Sanzin ha ripercorso la sua parabola di giovane cresciuto in una famiglia con problemi di alcolismo e depression­e. Poi la conversion­e all’Islam, l’incontro con Bosnic che lo spinse a partire per la Siria nel luglio del 2013, «in un check point dell’Isis, ad Atarib, dove eravamo impiegati per dieci giorni con turni di 24 ore e successiva pausa di altre 24 ore». Un ruolo al quale alternava «la funzione di infermiere in giro per i territori occupati». Dopo 40 giorni in prima linea, il ritorno in Slovenia e quel viaggio a Belluno, sempre su richiesta dell’imam. Infine, il pentimento.

Al suo avvocato ha detto di essersi arruolato per aiutare il popolo siriano a sbarazzars­i di Assad. «Ma quando l’Isis ha compiuto attentati in altri Paesi, ho capito che non volevo più averci a che fare: non sono un terrorista». Zavbi ha tagliato ogni contatto con Bilal Bosnic e con le moschee clandestin­e che frequentav­a in Slovenia. Ha trovato lavoro, una fidanzata. Credeva di essersi lasciato l’esperienza jihadista alle spalle. Invece, nel maggio 2016 fu arrestato ed estradato in Italia per via di quell’incontro con i bellunesi di quasi tre anni prima.

«Sono felice», ha detto ieri dopo la lettura della sentenza che gli concede l’attenuante della dissociazi­one. Grazie alla decisione dei giudici, per lui la libertà è davvero vicina.

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Rok Zavbi, sloveno di 28 anni, condannato a 2 anni e 2 mesi
In Siria Rok Zavbi, sloveno di 28 anni, condannato a 2 anni e 2 mesi

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