Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La favola di Maura, con i social ritrova la famiglia del suo donatore

- Andrea Alba

SCHIO (VICENZA) C’è Maura, vicentina che da quasi vent’anni vive grazie a un pancreas e un rene donati. E c’era Salvatore, un poliziotto milanese. Anzi, c’è ancora. Perché Maura lo porta con sé e ringrazia ogni giorno l’uomo cui deve la vita.

Due mesi fa Maura Fontana, impiegata di Schio, ha lanciato un appello sui social: sapeva solo che la donazione era avvenuta a Pavia. In un modo che ha dell’incredibil­e, un po’ alla volta l’eco del suo ringraziam­ento è arrivato fino a Lidia, la moglie di Salvatore, e ai figli Daniel e Muriel. E domenica, Maura e la famiglia dell’uomo che le ha donato gli organi, si sono incontrati. «A volte il dolore trasforma in modo crudele, cattivo. Questa famiglia che ho incontrato è invece bellissima. Persone straordina­rie». Maura, che oggi ha sessant’anni, ieri ha scritto di nuovo dopo la «festa» a Pavia, ringrazian­do il suo «caro Giò».

Ha inizio nel 1999, questo intreccio di storie: quella di Maura e quella della famiglia di Salvatore Traina, agente in forze alla questura di Pavia. È il 7 gennaio quando Salvatore, rientrando dal lavoro, rimane vittima di un incidente stradale. Travolta dal lutto, con due figli minorenni, Lidia trova la forza di acconsenti­re alla donazione degli organi del marito. Due giorni dopo, il gesto salva la vita di Maura: «Da quando ero bambina, per una rara malattia autoimmune, il mio corpo stava degenerand­o. Ero in attesa di una donazione di pancreas e rene, stavo morendo».

E se anche la malattia non si è fermata - costringer­à la donna su una sedia a rotelle per Maura quel trapianto segna l’inizio di una seconda vita. E 19 anni dopo, la scledense ha lanciato il suo appello: «Da allora per me sei Giò, il mio Giò, la mia vita. Magari i tuoi familiari non leggeranno mai questo post, ma io voglio scriverlo ugualmente. Grazie di quello che hai e che avete fatto a nome di tutti quelli che come me camminano su un filo di seta per rimanere attaccati alla vita». Invece il filo di seta si è allungato fino a raggiunger­e la famiglia di Salvatore. Così a Maura, qualche settimana fa, arriva una mail: «Mi chiamo Muriel e ho 34 anni». È la figlia di Salvatore. Spiega che il gesto della vicentina la rende «orgogliosa e felice di essere la figlia del suo Giò, che in realtà si chiama Salvatore». È l’inizio di uno scambio epistolare, culminato con l’incontro di domenica. «Ho avuto una strana sensazione – si commuove la scledense – mi sono sentita a casa».

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La commozione Maura Fontana mostra la foto di Salvatore Traina

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