Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Coin, i dipendenti «occupano» il negozio

Protesta contro lo sfratto entro il 12 aprile e i licenziame­nti. Adriana: «Qui dentro ho perso mia sorella, morta nell’incendio e ora rischio il posto». Oggi la decisione del giudice sul ricorso dell’azienda

- Gi.Co. Gi. Co.

VENEZIA La saracinesc­a si è alzata alle dieci, ma le porte a vetri si sono aperte solo a mezzogiorn­o. Prima, per due ore, i due piani del negozio Coin di ponte de l’Ogio sono stati occupati dai lavoratori, chiusi dentro per protestare contro il rischio che il grande magazzino chiuda per sfratto. Ieri mattina i dipendenti rimasti nello store storico di Coin, vicino a Rialto, sono tornati a chiedere garanzie e rassicuraz­ioni sul loro futuro, ora che lo sfratto – previsto per il 12 aprile – appare inevitabil­e. Questa mattina, davanti al tribunale, un picchetto aspetterà la decisione del giudice sulla richiesta di una proroga, ma il mancato accordo sul canone di affitto – che la proprietà, la Drizzly di Paola Coin, della famiglia fondatrice del gruppo, uscita dal gruppo nel 2005, vuole portare a 3 milioni annui rispetto ai 650 mila attuali – non lascia altre possibilit­à. «Io lavoro qui da 37 anni, ho visto l’incendio e tra le fiamme è morta mia sorella Daniela, aveva 25 anni, era incinta: io qui non ho perso una sola persona, ma due – racconta Adriana Masnada, la voce carica di amarezza - Due anni fa, assieme ad altre 15 persone, sono stata messa in mobilità perché non andavo bene per il nuovo marchio. Ho dovuto lottare per riavere il posto, e lotto ancora oggi per mantenerlo. Non ci hanno detto cosa accadrà: siamo costretti a vivere giorno per giorno». La speranza di molti è che Coin Srl faccia comunque il possibile per assicurare un impiego a tutti, anche a costo di dover spostare i dipendenti nei punti vendita di Mestre, Padova e Treviso: «Per chi vive a Venezia raggiunger­e le altre province non sarebbe semplice – sottolinea Fabio Marchiori, di Uil – ma se l’alternativ­a è perdere il posto, siamo disposti a tutto». Qualcuno le speranze le ha già perse: una trentina di lavoratori ha abbandonat­o il posto, qualcuno si è licenziato, altri hanno visto scadere e non rinnovare i contratti a tempo determinat­o. Ieri mancavano anche i dipendenti dei singoli marchi, che presidiano le aree di vendita: le aziende hanno vietato loro di partecipar­e alla protesta. «Anche a livello umano la situazione è molto difficile – insiste Federica Andreazzo, da nove anni impiegata da Coin – Noi siamo comunque motivati, anche per i nostri clienti storici, ma è un momento drammatico, che conti- nua da quando è stato cambiato il negozio: certi veneziani l’hanno quasi vista come un’offesa, erano molto legati a questo posto». La scommessa del gruppo Coin, che ha investito tre milioni di euro negli ultimi tre anni per trasformar­e il punto vendita in «Excelsior», non ha convinto, e la prova ne sono le testimonia­nze dei cittadini: «Prima venivo sempre qua, ma ora al massimo concedo uno sguardo al reparto casalinghi racconta Guerrina, residente a San Francesco della Vigna – Hanno puntato sul lusso, su prodotti costosi, ma a Venezia c’è bisogno anche di negozi più abbordabil­i, che ormai non ci sono più». «Dispiace soprattutt­o per i lavoratori, che rischiano di trovarsi per terra – conferma Alessandro, di Rialto – Ormai in città restano sempre meno possibilit­à per chi non è un turista».

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Nello store La manifestaz­ione dei lavoratori di Coin Excelsior (foto Vision)

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