Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fuga da via Piave per il degrado Pizzeria e ristorante cinese chiusi
Corò: chi vuole mangiare in mezzo ai pusher? D’Este: stiamo limitando il problema
MESTRE I clienti scarseggiavano, in alcune giornate non entrava proprio nessuno. E ora i gestori hanno deciso di chiudere i battenti. Due ristoranti, la pizzeria «Da Carina» e il vicino «Asia Fusion» hanno issato bandiera bianca: troppo difficile continuare a lavorare in fondo al viale della Stazione, all’inizio di via Trento, all’angolo con via Monte San Michele e via Col di Lana, quello che per molti è una sorta di «triangolo delle Bermuda» dello spaccio di droga in città. Asia Fusion era lì da quasi vent’anni, con ottime recensioni online, specie tra i concittadini del titolare. Vicino ai due locali che hanno chiuso c’è però il mini market africano e lì stazionano ogni giorno almeno una quindicina di soggetti «loschi», che pian piano hanno allontanato i clienti. «Qui spacciano ad ogni ora del giorno, la situazione è insostenibile - tuona Luigi Corò del Comitato Marco Polo - con il via vai di persone che c’è in stazione, c’è un potenziale enorme di clientela. Ma chi vuoi che venga qua a mangiare? E’ troppo pericoloso».
I problemi del quartiere della stazione ferroviaria sono ben noti a tutti in città. Le forze dell’ordine e i vigili controllano le vie, ci sono stati anche diversi arresti e sequestri di sostanze stupefacenti, ma il fenomeno non sembra diminuire e molti commercianti hanno preferito andarsene. «Stiamo lavorando per contrastare il fenomeno - dice l’assessore alla Sicurezza Giorgio D’Este - stiamo anche mettendo a punto un progetto per intervenire sulla domanda, che presenteremo appena sarà pronto: agire in via repressiva è fondamentale e urgente, ma non bisogna dimenticare che se si previene la domanda, l’offerta viene destabilizzata». D’Este difende l’operato del Comune: «Con il nostro intervento il problema non si è risolto, ma è molto diminuito».
Oltre a chi denuncia l’insostenibilità di vivere a fianco dello spaccio, c’è chi prova a rivitalizzare il quartiere. «Non parliamo nemmeno più dello spaccio - spiega Fabrizio Preo del Gruppo di lavoro di via Piave - i problemi sono noti a tutti e le amministrazioni hanno le armi spuntate: cerchiamo di costruire qualcosa di diverso». Il Gruppo di lavoro è riuscito ad ottenere in comodato d’uso da un proprietario alcuni negozi sfitti per organizzare iniziative culturali e sociali e proprio oggi viene inaugurata una mostra di artisti con disabilità mentali e un’esposizione sulla lavorazione del caffè del Fontego, il negozio equosolidale. Sempre oggi, viene aperta una sartoria artistica: «Chi la apre ha ottenuto un contratto agevolato per un anno - continua Preo - e se tutto va bene, don Nandino Capovilla aprirà uno sportello di sostegno al lavoro proprio qui». Si tratta di tentativi per restituire il quartiere ai suoi abitanti: «Il boom a cui assistiamo degli affittacamere (in zona ce ne sono 447, ndr) non aiuta, priva la zona di chi la vive davvero e ce l’ha a cuore».