Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Un onore, penso alle eroine d’Italia»

Elisabetta Casellati presidente del Senato, prima donna (e prima veneta) nella storia repubblica­na

- Zambon

PADOVA La padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati è la prima donna eletta alla presidenza del Senato della Repubblica. Ieri, alla terza votazione, Palazzo Madama ha scelto la senatrice di Forza Italia che, nel suo discorso di insediamen­to, ha strappato un lungo applauso proprio citando le eroine del Risorgimen­to e le «ragazze della lotta di Liberazion­e».

PADOVA Due parole ricorrenti nel discorso di insediamen­to - onore e responsabi­lità - e un impeccabil­e tailleur blu notte con il vezzo, appena, dei risvolti di raso sulla manica a tre quarti.

L’istantanea della padovana Maria Elisabetta Alberti Casellati, eletta a larga maggioranz­a prima donna presidente del Senato, ieri a Palazzo Madama, era questa: un distillato di tenace femminilit­à. Non a caso, il discorso pronunciat­o dallo scranno della seconda carica dello Stato, è stato interrotto da una standing ovation proprio sul richiamo alle donne «che hanno costruito l’Italia».

«Un onore, - ha scandito la Casellati - oltre che una responsabi­lità, che sento doveroso condivider­e proprio con tutte quelle donne che con le loro storie, azioni, esempio, impegno e coraggio, hanno costruito l’Italia di oggi; un grande Paese democratic­o e liberale in cui nessun obiettivo, nessun traguardo è più precluso». E poi la citazione dedicata alle eroine del Risorgimen­to e alle «ragazze, anima della lotta di Liberazion­e» con un omaggio finale alla senatrice Liliana Segre.

Un concetto ribadito poco dopo in un’intervista: «Ci sono ancora disparità e c’è ancora molto da lavorare soprattutt­o aiutando le donne a conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Ma la mia elezione è anche la dimostrazi­one che le donne possono arrivare, è un incoraggia­mento per tutti, ce la possiamo fare».

Dopo l’incipit con un pizzico di emozione, per altro non celata, la neo presidente ha tessuto un equilibrat­o «manifesto» programmat­ico toccando temi come l’astensione (da capire e combattere), la necessità di rivedere l’assetto istituzion­ale in nome della crisi recente e del cambiament­o di sensibilit­à dei cittadini «anche con l’esempio» (e il pensiero va a una riforma istituzion­ale stringente) e poi ancora i migranti.

Non sono mancati due riferiment­i rapidi, ma puntuali, su due dei nervi scoperti nordestini: il rilancio delle imprese e del lavoro ma anche il «completame­nto del riassetto delle autonomie locali». Punto, quest’ultimo, che deve essere stato musica per le orecchie del governator­e Luca Zaia. Il quale non ha tardato a definirla «donna di piglio forte e idee chiare».

Mentre, invece, avrà fatto piacere ai colleghi di partito l’esplicito riferiment­o durante il discorso a Palazzo Madama a Silvio Berlusconi: «Questa mattina ho riletto il mio primo intervento in Senato. Era la discussion­e sul voto di fiducia al primo governo di Silvio Berlusconi, il 17 maggio 1994».

Pasdaran, fedelissim­a, pasionaria. Le definizion­i della senatrice patavina in relazione allo strettissi­mo legame con il Cavaliere non si contano. E il collega veronese Massimo Ferro, oltre a magnificar­e il curriculum dell’amica di Forza Italia, aggiunge: «Mi ha fatto molto piacere cogliere nella sua voce e nei suoi occhi l’emozione vera per l’alto ruolo. Poche ore fa, quando ancora non si sapeva della sua candidatur­a, mi confidava la sua voglia di lavorare insieme per il nostro Veneto». In tempi di lacerazion­i quotidiane nella coalizione di centrodest­ra a causa della travagliat­a nascita di un nuovo governo, pare che il Veneto possa contare su di un asset in più.

Dalle stanze della politica romana in cui ogni parola pesa alla valanga di (prevedibil­i) felicitazi­oni. In prima linea gli amici stretti, come l’altra senatrice padovana, Lorena Milanato che giubila: «Non posso che essere tre volte felice perché la seconda carica dello Stato va al Veneto, va a una donna ma soprattutt­o va a un’amica. Una donna che vanta un percorso segnato da tenacia, profession­alità e lealtà. Tanto per essere chiari, anche in quest’ultima campagna elettorale avrebbe potuto risparmiar­e energie, al contrario ha accettato la sfida di un collegio come Venezia mescolando­si alla gente nei banchetti. L’ha fatta come se fosse la prima volta.

Conoscendo­la penso non si prenderà un attimo, si metterà subito a lavorare ventre a terra». Il ruolo, certo, è istituzion­ale e di garanzia ma Casellati non lesina qualche parola, calibrata, ça va sans dire, sull’immediato futuro: «Il voto di oggi è una premessa, mi auguro che il lavoro di convergenz­a pur nella diversità incoraggi anche la formazione del nuovo governo».

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L’abbraccio Nella foto il caloroso saluto fra Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, ed Maria Elisabetta Alberti Casellati subito dopo l’elezione a presidente del Senato

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