Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sempre elegante e soprattutto esigente Ritratto di signora tra Silvio e Niccolò
Berlusconi, Ghedini e le polemiche sulla figlia
Chiedere per autorevole conferma a Barbara Degani, sottosegretario di Stato all’Ambiente ormai con la poltrona in scadenza: Elisabetta Alberti Casellati è, prima di tutto, una signora estremamente esigente. Certo, sono passati più di due decenni e Degani, nel frattempo assurta a più alti incarichi (prima il seggio in consiglio regionale, poi la presidenza della Provincia di Padova, infine l’incarico governativo) qualcosa di quegli anni ruggenti avrà anche rimosso, ma era lei la storica assistente e poi responsabile della segreteria regionale di Forza Italia in Veneto quando l’avvocatessa Alberti in Casellati (avvocato pure il marito Giambattista, per la cronaca) venne eletta per la prima volta al Senato, assoluta debuttante come del resto quasi tutti i parlamentari che, nell’aprile del 1994, furono letteralmente catapultati a Roma dallo sfolgorante esordio in politica di Silvio Berlusconi.
Esigente e puntigliosamente precisa, la senatrice Casellati. Mai sopra le righe ma inflessibile e con una non comune capacità di resistenza sul pezzo: chi lavorava per lei imparava velocemente che non c’erano orari né festivi che tenessero. E se la struttura del partito doveva comunicare al pubblico qualcosa che la riguardava, si poteva stare sicuri che la senatrice avrebbe controllato parola per parola, virgola dopo virgola, il testo che stava per essere diffuso.
Berlusconiana della primissima ora, fin da quell’epoca eroica in cui un giovane dirigente di Publitalia a nome Giancarlo Galan venne mandato dal capo supremo nella sua Padova con la modesta missione di mettere in piedi un partito da zero e di proporre le candidature per le prime elezioni della Seconda Repubblica – quelle del ’94, per l’appunto -, Casellati è una di quelle figure che, nell’immaginario pantheon del centrodestra veneto, ci sono sempre state. Molto vicina - anche in senso spaziale: i rispettivi studi legali sono a pochi numeri civici di distanza l’uno dall’altro - all’onorevole avvocato Niccolò Ghedini, tranne che per una parentesi, dal ’96 al 2001, non ha mai mancato l’elezione al Senato. Questa che comincia, da presidente di Palazzo Madama, è la sua sesta legislatura.
Signora della buona società padovana, madre di due figli (Ludovica, giornalista e ideatrice del sito Viagginbici.com, e Alvise, direttore d’orchestra a New York) e da qualche anno nonna, professionista con studio nella centralissima via Altinate e abitazione in via Euganea, una cattedra di Diritto canonico all’università. E poi senatrice, due volte al governo come sottosegretario alla Salute e poi alla Giustizia, per 4 anni componente non togata del Consiglio superiore della magistratura, infine prima donna a ricoprire la seconda carica dello Stato, quella di presidente del Senato: non si può dire che la vita sia stata ingenerosa con Elisabetta Casellati.
A Padova raccontano che non si prendesse molto con l’altra primadonna della politica cittadina, Giustina Destro, quasi coetanea - le separa soltanto un anno di età - e forzista (ora ex) pure lei, il cui astro di sindaco si accese sulle cupole del Santo proprio negli anni in cui Casellati era rimasta momentaneamente fuori dal Senato. Con un altro esponente di spicco del centrodestra patavino (più destra che centro, in questo caso) ha avuto invece rapporti pressoché familiari: Maurizio Saia, parlamentare di Alleanza Nazionale e poi del Pdl, è stato a lungo il compagno di vita della figlia Ludovica.
A proposito di Ludovica. Sì, era lei la figlia della polemica, colei che nel 2005 venne assunta dalla madre, nominata sottosegretario alla Salute nel governo Berlusconi, come capo della propria segreteria al ministero. Gliel’hanno rinfacciata millanta volte, questa storia, all’una e all’altra. Tra i tanti, Marco Travaglio, che con Casellati ha avuto epici e infuocati scontri in diretta televisiva (a Otto e mezzo lei minacciò di abbandonare lo studio al culmine di un alterco con il giornalista). Per la vicenda della figlia assunta «a spese dei contribuenti», la infilzò Gian Antonio Stella con un articolo dalle colonne del Corriere della Sera. Sempre al solito Travaglio, che glielo ricordava in trasmissione, Casellati replicò con preavviso di querela, affermando che la figlia si era licenziata dal suo impiego per andare a lavorare con la madre sottosegretario (anche rimettendoci economicamente) in un incarico che richiedeva uno stretto rapporto di fiducia. Questa è la versione di Ludovica: «Ci ho messo 10 anni perché non mi chiamassero “figlia di” e adesso non vorrei passare per quella aiutata da mammina». Forse anche per la sua formazione professionale, la neo presidente del Senato si è più volte distinta pubblicamente come difensore accanito della reputazione, politica e personale, di Silvio Berlusconi. Molte volte è apparsa in tivù per prendere le parti dell’ex Cavaliere, durante i vari processi che lo hanno riguardato negli anni. Sobria, impeccabilmente elegante ma assai battagliera, in questa veste si ricorda di lei un’intemerata contro Gianluigi Paragone, conduttore de La Gabbia: «Me ne vado se non mi permetterete di dire la verità!».
Vedi le coincidenze, oggi Paragone è pure lui senatore, del Movimento 5 Stelle: senza rancore, per la presidenza ha votato Casellati.
Battagliera in tivù Quando gridò a Paragone: «Me ne vado se non mi lasciate dire la verità»