Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fatture false per 7 milioni: denunciati I 150 dipendenti impiegati come esterni
L’azienda creava false società su cui dirottava i lavoratori che così non risultavano assunti
SANTO STINO DI LIVENZA L’azienda andava bene, i risultati erano positivi, gli ordini continuavano ad arrivare, ma per i titolari il margine di guadagno non era sufficiente e così, con l’aiuto di una serie di società fittizie, hanno pensato di sovrafatturare il lavoro, arrivando a staccare sette milioni di euro di false ricevute. La Guardia di Finanza di Portogruaro ha scoperto l’evasione messa in piedi da una ditta di San Stino di Livenza, impegnata nella lavorazione dei metalli – realizzava componenti in lamiera per il settore dell’automotive – che aveva organizzato un sistema per schivare i tributi e incassare crediti Iva: creata una rete di aziende e cooperative fasulle, la ditta ha trasferito tutti i suoi 150 dipendenti in queste altre realtà, restando quindi formalmente senza manodopera e subappaltando le sue commesse. A chi? Alle stesse società in cui aveva fatto confluire (per finta) i suoi dipendenti. In realtà però nulla cambiava: gli operai erano stati spostati solo sulla carta e nessun costo aggiuntivo veniva sostenuto dalla ditta, che però aveva così la scusa per fatturare cifre ben più alte, classificando i lavoratori come prestatori di servizi e ottenendo rimborsi dal fisco. Gli illeciti sono arrivati a 7 milioni. «Tutto questo per abbattere il reddito imponibile – spiegano i militari della guardia di finanza – In più, l’impresa principale riusciva così a creare crediti Iva, da utilizzare a proprio vantaggio per compensare altre posizioni debitorie con il fisco o per ottenere rimborsi non dovuti di imposte». Le verifiche delle fiamme gialle sono partite proprio dalle cooperative satellite. Oltre alle false fatture, infatti, è stata accertata un’evasione Iva per circa quattro milioni di euro, tra imposta dovuta e non versata, indebite compensazioni di tributi con crediti fiscali inesistenti per oltre 400 mila euro, rimborsi Iva non dovuti per circa 500 mila euro e sono state elevate contestazioni per impiego irregolare di 150 lavoratori, che con un inquadramento differente da quello reale ri- schiano di vedersi inseriti in un regime contributivo minimo. Un metodo già visto in azione più volte, specie ad alti livelli, e non troppo dissimile dal meccanismo costruito intorno ai lavori per il Mose: anche in quel caso si ricorreva a società fantasma per sovrafatturare materiali e prestazioni. Soo state denunciate sette persone, residenti a San Stino e nel Trevigiano: si tratta dei responsabili dell’azienda originale e dei prestanome delle altre società, tutti rintracciati dai finanzieri a seguito di una lunga indagine. La vicenda è ora negli uffici del tribunale di Pordenone, competente sul territorio in questione.