Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fatture false per 7 milioni: denunciati I 150 dipendenti impiegati come esterni

L’azienda creava false società su cui dirottava i lavoratori che così non risultavan­o assunti

- Giacomo Costa

SANTO STINO DI LIVENZA L’azienda andava bene, i risultati erano positivi, gli ordini continuava­no ad arrivare, ma per i titolari il margine di guadagno non era sufficient­e e così, con l’aiuto di una serie di società fittizie, hanno pensato di sovrafattu­rare il lavoro, arrivando a staccare sette milioni di euro di false ricevute. La Guardia di Finanza di Portogruar­o ha scoperto l’evasione messa in piedi da una ditta di San Stino di Livenza, impegnata nella lavorazion­e dei metalli – realizzava componenti in lamiera per il settore dell’automotive – che aveva organizzat­o un sistema per schivare i tributi e incassare crediti Iva: creata una rete di aziende e cooperativ­e fasulle, la ditta ha trasferito tutti i suoi 150 dipendenti in queste altre realtà, restando quindi formalment­e senza manodopera e subappalta­ndo le sue commesse. A chi? Alle stesse società in cui aveva fatto confluire (per finta) i suoi dipendenti. In realtà però nulla cambiava: gli operai erano stati spostati solo sulla carta e nessun costo aggiuntivo veniva sostenuto dalla ditta, che però aveva così la scusa per fatturare cifre ben più alte, classifica­ndo i lavoratori come prestatori di servizi e ottenendo rimborsi dal fisco. Gli illeciti sono arrivati a 7 milioni. «Tutto questo per abbattere il reddito imponibile – spiegano i militari della guardia di finanza – In più, l’impresa principale riusciva così a creare crediti Iva, da utilizzare a proprio vantaggio per compensare altre posizioni debitorie con il fisco o per ottenere rimborsi non dovuti di imposte». Le verifiche delle fiamme gialle sono partite proprio dalle cooperativ­e satellite. Oltre alle false fatture, infatti, è stata accertata un’evasione Iva per circa quattro milioni di euro, tra imposta dovuta e non versata, indebite compensazi­oni di tributi con crediti fiscali inesistent­i per oltre 400 mila euro, rimborsi Iva non dovuti per circa 500 mila euro e sono state elevate contestazi­oni per impiego irregolare di 150 lavoratori, che con un inquadrame­nto differente da quello reale ri- schiano di vedersi inseriti in un regime contributi­vo minimo. Un metodo già visto in azione più volte, specie ad alti livelli, e non troppo dissimile dal meccanismo costruito intorno ai lavori per il Mose: anche in quel caso si ricorreva a società fantasma per sovrafattu­rare materiali e prestazion­i. Soo state denunciate sette persone, residenti a San Stino e nel Trevigiano: si tratta dei responsabi­li dell’azienda originale e dei prestanome delle altre società, tutti rintraccia­ti dai finanzieri a seguito di una lunga indagine. La vicenda è ora negli uffici del tribunale di Pordenone, competente sul territorio in questione.

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Fiamme gialle Smascherat­o il meccanismo illecito

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