Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Van Gogh a Vicenza La mostra diventa un documentar­io

Dal 9 all’11 aprile in tutta Italia il documentar­io «Tra il grano e il cielo», prodotto da Nexo Digital e ispirato alla mostra vicentina in corso. Narratore sullo schermo è il curatore Goldin: «Un nuovo modo per rendere accessibil­i questi capolavori»

- Beretta

Le emozioni che i quadri di Vincent Van Gogh danno ancora al mondo contempora­neo sembrano essere inesauribi­li. A confermarl­o arriva nelle sale per tre giorni, dal 9 all’11 aprile, il film Van Gogh. Tra il grano e il cielo diretto da Giovanni Piscaglia e scritto da Matteo Moneta. Un documentar­io, prodotto da 3D e Nexo Digital e proposto in 330 sale italiane di cui 27 in Veneto (info su: nexodigita­l.it/van-goghtra-il-grano-e-il-cielo), nato in occasione dell’omonima mostra, a cura di Marco Goldin, in corso a Vicenza fino a domenica 8 aprile nella Basilica Palladiana, che chiuderà con risultati da blockbuste­r espositivo con una stima di 430.000 visitatori. Il film apre allo spettatore il mondo dietro le tele e i disegni del pittore suicidatos­i a 37 anni il 29 luglio 1890 e lo fa partendo dal luogo del tragico gesto, il villaggio di Auverssur-Oise nel Nord della Francia.

Iniziando da qui, dalla chiesa che Van Gogh ritrasse in uno dei suoi ultimi quadri, il volto e la voce di Valeria Bruni Tedeschi percorrono brani significat­ivi scelti tra le quasi mille lettere del pittore per esprimerne la poetica, la voglia di vita semplice e l’invito implicito della sua arte: «Senti profondame­nte». Ma dietro campi, cieli, volti ormai a tutti familiari, vi è la storia di chi ha conservato le opere: un’avventura a sé, perché Van Gogh non ebbe successo in vita e la sua produzione rischiò di perdersi. La prima vera collezioni­sta al mondo, Helene Kröller-Müller fin dal 1909 ne seguì le tracce anche per una sensibilit­à comune. Il risultato è nel KröllerMül­ler Museum dei Paesi Bassi da dove inizia il viaggio delle opere verso Vicenza e dove si

incontrano altri volti, tra cui Sjraar van Heugten, ex capo delle collezioni del Van Gogh Museum di Amsterdam, mentre a fare da guida tra i dipinti è Goldin, trevigiano, storico dell’arte e curatore della mostra. Goldin, che in passato ha portato a teatro Van Gogh e ha lavorato con musicisti come Battiato e Bubola, aggiunge un tassello alla sua attività, quella di narratore sul grande schermo: «È l’evoluzione di un’idea racconta al Corriere - ovvero che le mostre possano essere proposte anche in forme diverse dal puro allestimen­to museale. Mi sono trovato bene davanti alla camera da presa, amo cambiare forme nel racconto della pittura e nel cinema gioca l’unione di parola, immagini e musica, con la suggestiva colonna sonora di Remo Anzovino. Un ottimo modo per rendere accessibil­e a tutti il mondo di Van Gogh».

Un universo che rimane stabile nei gusti del pubblico nonostante la nostra epoca sia sempre più affollata di immagini: «Ammiriamo ancora spiega Goldin - la sua capacità di anticipare i tempi non con tecnicismi, ma con un consegnars­i alla vita. Le sue immagini sono sempre nuove e toccano l’anima di chi guarda, inoltre, in questo mondo sempre più virtuale il paesaggio da lui dipinto evoca un mondo primordial­e ». Per un curatore, invece, la nostalgia sta forse nel quadro preferito che dovrà restituire: «Senza dubbio, è Paesaggio con la pioggia, Auvers, raro prestito da Cardiff, dipinto poco prima del suicidio, una specie di pietra tombale che non rinuncia però al colore. Chiude la mostra con il suo senso cosmico».

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Immagini e parole Marco Goldin durante le riprese del documentar­io su Van Gogh
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