Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Corte dei Conti, stretta sui doppi incarichi dei prof

- D’Este

Lo Iuav di Venezia ha sospeso per un mese un docente e un ricercator­e di architettu­ra, finiti al centro di un’inchiesta che punta il dito contro l’assunzione di lavori esterni agli atenei. A Padova i docenti sotto inchiesta sarebbero una ventina, mentre a Verona e Ca’ Foscari non si segnalano casi analoghi. La replica: «Troppe ambiguità, non si capisce cos’è lecito e cosa no».

VENEZIA Insegnavan­o a tempo pieno allo Iuav ma allo stesso tempo hanno prestato consulenze profession­ali, accettato la direzione dei lavori in alcuni cantieri o partecipat­o (come membri) a Cda di aziende. Una situazione comune nelle università con figure profession­ali come architetti, ingegneri e avvocati, ma che in Veneto ha visto finire sotto la lente delle fiamme gialle tre docenti dell’università veneziana di architettu­ra (oltre a una ventina di docenti dell’Università di Padova). E in attesa di sviluppi, gli atenei corrono ai ripari.

L’inchiesta nazionale della Corte dei Conti sui professori col «doppio lavoro» è partita a gennaio e a Venezia avrà i primi esiti pratici già ad aprile. Per un ricercator­e e un docente partirà infatti una sospension­e dall’attività didattica (con conseguent­e blocco dello stipendio). «La sospension­e di un mese che comincerà dopo Pasqua e terminerà il 30 aprile è una misura cautelativ­a minima che abbiamo dovuto attivare per non far cadere in prescrizio­ne l’eventuale reato, che per ora però non è ancora stato accertato - spiega Alberto Ferlenga, rettore di Iuav -. Non avevamo altra scelta ma questo ci mette nella posizione imbarazzan­te di esprimere, anche se solo formalment­e, una sorta di giudizio preventivo prima che le indagini della Corte dei Conti siano giunte al termine».

Il provvedime­nto riguarda un docente e un ricercator­e di architettu­ra a tempo pieno. Per entrambi le contestazi­oni riguardano diversi incarichi accettati al di fuori del ruolo universita­rio. «Per molte attività contestate - spiega Ferlenga - i docenti avevano chiesto l’autorizzaz­ione, ma la legge Gelmini non è chiara su ciò che è o non è permesso fare e nemmeno riguardo a ciò per cui è necessario o meno chiedere autorizzaz­ione. Noi ci basiamo sui nostri regolament­i, ma stiamo ancora aspettando le linee guida del Miur per sapere ad esempio se alcune consulenze scientific­he si configuran­o come lavoro profession­ale o no». L’ammontare della somma che i due docenti potrebbero dover restituire allo Iuav invece è chiara. «Il calcolo viene fatto sulla differenza tra lo stipendio da docente a tempo pieno e a tempo definito (part time, ndr) - spiega Ferlenga -. Si tratta di mille euro al mese per un massimo di 4 anni». Quarantott­omila euro ciascuno dunque, per un totale di 96 mila euro al massimo. Nulla di fatto almeno per il momento per il terzo docente: «Nel suo caso - spiega Ferlenga - il contratto è già a tempo definito, quindi c’è più margine di movimento per le altre attività».

Vista l’ambiguità della legge e la conseguent­e perplessit­à dei docenti, tra fine 2017 e inizio 2018 gli altri atenei del Veneto hanno provveduto a modificare i regolament­i sugli incarichi esterni: Ca’ Foscari, Padova e Verona hanno aggiornato l’elenco delle attività incompatib­ili, in conflitto d’interesse e soggette ad autorizzaz­ione o a comunicazi­one preventiva. A Padova ci sarebbero una ventina di casi, mentre a Ca’ Foscari e Verona per ora non si registrano docenti sotto inchiesta. «E se anche ce ne fossero, si potrebbe trattare di errori in buona fede», commenta Nicola Sartor, rettore dell’ateneo scaligero.

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