Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Terremoto sulla Pedemontan­a Forte boato e scuole evacuate

Gli esperti: «Zona a rischio, come Friuli ed Emilia»

- Di Alessandro Macciò

TREVISO La prima scossa, quella delle 4.37 con epicentro a Pove del Grappa e magnitudo 0.6, era così debole che l’hanno sentita solo gli strumenti dei sismologi. Quella delle 9.36 con epicentro a Possagno e magnitudo 3, invece, è stata percepita così bene che alcune scuole sono state evacuate, anche se alla fine non si sono registrati danni.

Attimi di paura, ieri mattina fra le province di Treviso, Belluno e Vicenza, per il terremoto registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolog­ia (Ingv) in una trentina di Comuni. Il sisma, simile a tante altre scosse registrate ogni giorno in tutta Italia, è partito da circa 12 chilometri di profondità ed è stato accompagna­to da un forte boato, tanto che i vigili del fuoco hanno dovuto rispondere a decine di chiamate e la Protezione civile ha continuato a monitorare la situazione col Centro ricerche sismologic­he Ogs di Trieste.

La scossa ha colpito una zona a rischio sismico che vanta quattro precedenti vicini ai sei gradi di magnitudo, tra cui quelli del Montello nel 1859 e dell’Asolano nel 1695: «Tutta la fascia pedemontan­a che va da Schio al confine con la Slovenia è sismicamen­te attiva spiega Dario Zampieri, docente di Geologia struttural­e all’Università di Padova -. La collisione tra la placca europea e quella adriatica provoca un sollevamen­to delle Alpi che continua al ritmo di 1,5 millimetri all’anno, e che con scosse come questa subisce uno scatto di qualche metro. Ciò avviene perché ci sono una quindicina di faglie attive, che hanno dimensioni importanti e potrebbero produrre un terremoto superiore ai 6 gradi di magnitudo, come quello del Friuli nel 1976 o quello dell’Emilia nel 2012».

Non tutto il male vien per nuocere, a maggior ragione visto che la scossa è stata relativame­nte lieve: «Eventi come questo - dice Zampieri - devono spingere le istituzion­i a drizzare le antenne, anche perché molti edifici sono stati costruiti prima degli anni Ottanta e non rispettano le norme antisismic­he». «Questo genere di scosse- aggiunge Enrico Serpelloni dell’Ingv confermano che la crosta terrestre si sta deformando, ci danno indicazion­i sull’attività delle faglie e ci permettono di capire quali sono quelle responsabi­li dei grandi terremoti storici».

Il sisma La scossa di tre gradi è stata avvertita in trenta Comuni e non ha provocato danni

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Sismologo Dario Zampieri

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