Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’ultima accusa del pm a Perale «Violenze anche dopo la morte»

Chiuse le indagini contro il prof che ha ucciso i due fidanzati. L’orrore dei video

- A. Zo.

VENEZIA Doveva già rispondere di una serie di reati che gli potranno valere l’ergastolo: duplice omicidio volontario aggravato dalla premeditaz­ione e dall’uso di un veleno, procurato aborto e violenza sessuale. Ma dopo aver guardato il filmato dell’orrore, quello in cui Stefano Perale violenta Anastasia Shakurova stordita da un drink a base di Stilnox e poi la soffoca, il pm Giorgio Gava si è convinto che gli atti sessuali siano stati commessi non solo prima, ma anche dopo il decesso: e così ha iscritto a carico del 50enne professore di inglese mestrino, che la notte tra il 17 e il 18 giugno scorso ha ucciso nel suo appartamen­to di via Abruzzo a Chirignago la 31enne russa e il suo fidanzato di 30 anni Biagio Buonomo, anche il reato di vilipendio di cadavere. Ieri il pm ha chiuso le indagini e presto chiederà il rinvio a giudizio per l’omicida.

Perale aveva conosciuto Anastasia tre anni prima, nel giugno 2014, quando teneva dei corsi d’inglese all’Abate Zanetti a Murano. Se ne era subito invaghito, come ha ammesso nei numerosi colloqui in carcere con gli psichiatri, incaricati di scandaglia­re la sua mente. Ma soprattutt­o aveva costruito una possibile relazione che in realtà esisteva solo nella sua testa, al punto da arrivare a meditare una vendetta terribile, quando nell’ottobre del 2016 lei gli aveva ribadito che sarebbero rimasti solo amici. Per mesi aveva pensato al suicidio, poi invece ha deciso di «punirla». E l’occasione si è presentata in quella sera di giugno, quando aveva invitato i due ragazzi a cena a casa sua, con un piano diabolico. Perale aveva infatti sciolto negli apertivi il potente sonnifero e, una volta che questo ha fatto effetto, ha portato Anastasia in camera per violentarl­a, ripreso da due telecamere che aveva preparato prima e dal cellulare. Una «morte in diretta» agghiaccia­nte, anche se la tesi dei difensori, gli avvocati Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi, è che in realtà non volesse ucciderla. «Volevo essere io a dominarla», ha detto lui nel corso dei colloqui. Ma la situazione gli sarebbe sfuggita di mano e l’ha soffocata. A quel punto, però, prima di uccidere anche Biagio a sprangate, avrebbe continuato con gli atti sessuali nei suoi confronti, da cui la nuova contestazi­one. Quanto al procurato aborto, Anastasia era incinta di cinque mesi e lui lo sapeva, visto che ha poi confessato che pochi giorni prima lei gliel’aveva riferito al telefono. Era stato lui, poi, a chiamare i soccorsi e autodenunc­iarsi.

Ora Perale e i suoi difensori dovranno decidere se chiedere un interrogat­orio, poi il pm lo porterà a processo. E’ evidente che la difesa punterà sul rito abbreviato, che gli garantirà lo sconto di un terzo della pena o, in caso di condanna all’ergastolo, 30 anni di carcere. La perizia disposta dal gip ha dimostrato che Perale, pur essendo nevrotico, depresso, con problemi di personalit­à e profonde perversion­i sessuali, non era incapace di intendere e di volere. Diversa invece la tesi della difesa, secondo cui è stato vittima di un «delirio di gelosia», che l’ha reso quanto meno parzialmen­te incapace. Al processo parteciper­anno anche le famiglie delle due vittime, che si costituira­nno parte civile con gli avvocati Michele Maturi e Monica Marchi.

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Felici Una delle ultime foto di Biagio e Anastasia, vittime della follia di Perale
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