Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

SE A SCUOLA SI RIVALUTA IL CASTIGO

- Di Gabriella Imperatori

Èsuccesso anche nel Triveneto, come in altre regioni d’Italia, che maestre d’asilo o di scuola elementare abbiano umiliato, picchiato, terrorizza­to bimbi piccoli o piccolissi­mi - avvezzi a essere coccolati -, oltretutto con minacce di rappresagl­ie se avessero rivelato ai genitori le punizioni subite. È successo, a quanto pare, con modalità diverse, nel bellunese, nel vicentino, in passato nel padovano, fino a che le madri preoccupat­e per il cambiament­o d’umore dei figliolett­i che non volevano più andare a scuola, hanno allertato le autorità e, grazie ad apposite telecamere, si sono scoperte scene raccapricc­ianti, che ci fan chiedere perché delle donne che non sopportano i bimbi fanno il mestiere di maestre. Come maestre, se non possono mentire, tentano di giustifica­rsi adducendo lo scopo didattico di imporre regole di comportame­nto anche con il castigo. Vien da ricordare le scene di punizioni corporali e psicologic­he dei libri di Dickens, ma anche le testimonia­nze di italiani che han fatto le elementari negli anni del dopoguerra, quando bastava uno strafalcio­ne di ortografia o un errore nelle divisioni a due cifre per scatenare negli occhiuti maestri la molla del castigo da infliggere (e che castigo!). Nel migliore dei casi ore in piedi dietro la lavagna, o in ginocchio su un tappetino di ceci o fagioli, ma anche l’applicazio­ne di «orecchie d’asino» di carta con cui il malcapitat­o era costretto ad esibirsi nelle altre classi.

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