Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
SE A SCUOLA SI RIVALUTA IL CASTIGO
Èsuccesso anche nel Triveneto, come in altre regioni d’Italia, che maestre d’asilo o di scuola elementare abbiano umiliato, picchiato, terrorizzato bimbi piccoli o piccolissimi - avvezzi a essere coccolati -, oltretutto con minacce di rappresaglie se avessero rivelato ai genitori le punizioni subite. È successo, a quanto pare, con modalità diverse, nel bellunese, nel vicentino, in passato nel padovano, fino a che le madri preoccupate per il cambiamento d’umore dei figlioletti che non volevano più andare a scuola, hanno allertato le autorità e, grazie ad apposite telecamere, si sono scoperte scene raccapriccianti, che ci fan chiedere perché delle donne che non sopportano i bimbi fanno il mestiere di maestre. Come maestre, se non possono mentire, tentano di giustificarsi adducendo lo scopo didattico di imporre regole di comportamento anche con il castigo. Vien da ricordare le scene di punizioni corporali e psicologiche dei libri di Dickens, ma anche le testimonianze di italiani che han fatto le elementari negli anni del dopoguerra, quando bastava uno strafalcione di ortografia o un errore nelle divisioni a due cifre per scatenare negli occhiuti maestri la molla del castigo da infliggere (e che castigo!). Nel migliore dei casi ore in piedi dietro la lavagna, o in ginocchio su un tappetino di ceci o fagioli, ma anche l’applicazione di «orecchie d’asino» di carta con cui il malcapitato era costretto ad esibirsi nelle altre classi.