Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Poco cibo e riscaldame­nto se te ne sbatti guadagni 8 euro a profugo al giorno»

L’uomo che accolse i migranti a Eraclea ripreso di nascosto

- Monica Zicchiero

 Restano netti 600mila euro l’anno con un giro di mille migranti

VENEZIA «Se li mettiamo lì al minor costo, gestendoli, tirandoli a pallino, ti rimangono dai 4 agli 8 euro al giorno a profugo. L’utile lo fai eliminando i servizi: tieni i riscaldame­nti al minimo, lasci che si comportino come vogliono, te ne sbatti». E restano netti 600mila euro all’anno di utile, se riesci ad avere un giro di mille richiedent­i asilo.

L’imprendito­re Stefano Fuso il conto lo fa davanti alla telecamera nascosta dell’ex boss della camorra Nunzio Perrella. La sua faccia e i suoi racconti di agganci con la massoneria, giudici di Cassazione, militari e alti dirigenti della presidenza del Consiglio («Vincenzo, capo delle indagini sulle ecomafie», nelle parole dell’imprendito­re) chiudono la settima e ultima puntata di Bloody Money, l’inchiesta di Fanpage su mafia, politica e business tra rifiuti e migranti.

Fuso è stato nella Punto Riciclo Srl di Vedelago ed è proprietar­io del residence Mimose di Eraclea che nell’estate del 2015 accolse 270 profughi che si lamentavan­o del cibo che faceva schifo, dei materassi buttati a terra, del niente da fare tutto il giorno. Sindaco e residenti erano esasperati, fu un’estate di tregenda per la cittadina balneare e il racconto di Fuso accende una spia su una pagina ingarbugli­ata dell’accoglienz­a.

Il businessma­n non ha un sito, non ha una reputazion­e web, non un logo al quale si associa la sua attività. Spunta qua e là su Google e alla fine la biografia più completa è quella che fa il giornalist­a Mario Giordano in «Profugopol­i»: 50 anni, di Cortina, compra aziende in fallimento per rilanciarl­e,

 Non devi mica dargli il pranzo di Natale: mangiano riso scotto e pollo

nella sua «hall of fame» figurano qualcosa come venti imprese dei settori più diversi e il suo vettore si chiama Self Corporatio­n Ltd, società creata in Gran Bretagna nel 2015, creata dalla Hermes Corporate Services Ldt, che si occupa di investimen­ti offshore. È la Self che compra gli appartamen­ti del residence Mimose e la Self rispunta la scorsa estate a Taglio di Po per acquisire l’Hotel Mancin e destinarlo all’accoglienz­a.

A Eraclea, Fuso è ricordato come unico volto che compariva per conto della cooperativ­a Solaris quando c’era da sistemare rogne. Idem a Portogurar­o, quando nella palestra furono sistemati cinquanta richiedent­i asilo. «Ci facemmo l’idea che in realtà la cooperativ­a Solaris era lui», racconta un operatore del settore. Ma lui ha sempre negato: «Mi confondono col presidente Solaris, in realtà io ho dovuto gestire quel centro perché Solaris era una coop incompeten­te e io ero proprietar­io dei muri: dirigo io per evitare i danni e io stesso le ho dato la disdetta nell’ottobre 2015».

Con la sua fantomatic­a valigia di soldi sporchi da investire, Perrella è arrivato all’imprendito­re lo scorso autunno attraverso Vito Andreola. L’ex camorrista avrebbe dovuto investire 500mila euro per rilevare Punto Riciclo all’asta ma poi si informa pure sui vantaggi del business accoglienz­a. «Io sui profughi ho sempre vinto tutto. Sono miei gli immobili dei profughi a Eraclea», racconta Fuso. E gli consiglia come trarre il massimo profitto: la prefettura dà 32 euro al giorno, tolti vitto e alloggio restano dai 4 agli 8 euro a migrante. «Più ho la massa, più guadagno. Non devi mica dargli il pranzo di Natale: mangiano riso scotto e pollo, basta un budget di sei euro al giorno per il pranzo. La Barilla mette la pasta in scadenza a 5 centesimi al chilo e gliela dai. Un giro di cassa impression­ante». L’unica è vincere il bando. «Devi avere un prefetto a favore, che fa di tutto perché tu possa vincere – consiglia l’imprendito­re veneto – noi abbiamo avuto quattro controlli ed erano tutti negativi». Noi, chi? Ma la Solaris non era altra cosa? Sempre sul rapporto con i prefetti: «Mi volevano accusare di favoreggia­mento della prostituzi­one perché a Eraclea c’erano immigrate che la davano via per cinque euro» riferisce, spiegando che l’unico problema è il controllo che fanno i cittadini sulle strutture di accoglienz­a. «Chiamo il prefetto per dire: portamele via. E lui ha detto: lascia lì, che così si scaricano».

I prestanome si assumono tutto il rischio di fronte alla legge, gli spiega Vito Andreola. «Hanno lavorato ad Eraclea tutta l’estate fuori norma, non erano in regola con la sicurezza». E a Noventa Padovana all’Hotel Paradiso era stata taroccata la centralina dell’acqua per simulare la purificazi­one. «Tu pensa se qualcuno si intossicav­a, con quell’acqua...».

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La rivolta La protesta che i profughi avevano inscenato ad Eraclea

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