Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Norma Cossetto, il doppio scempio di una storia italiana
Questa storia non è di fantasia, la ragazza ha un nome, si chiama Norma Cossetto. Nel maggio del 1949 il Rettore dell’Università degli Studi di Padova le conferisce la laurea ad honorem su proposta del professor Concetto Marchesi, tra l’altro esponente di spicco del Partito Comunista locale. Il 10 febbraio 2011 nel cortile del Palazzo del Bo il Comune di Padova scopre una targa commemorativa in suo onore. Ma qualche anno prima è il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a sanare questa ferita, conferendo la medaglia d’oro al merito civile alla (riporto testualmente la motivazione) «giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, che veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio». Una vicenda tragica, patrimonio culturale, storico ed identitario non soltanto del confine orientale, ma di una Nazione intera. Molte vie, piazze e monumenti sono intitolati a Norma, a ricordo e testimonianza della sua vicenda. Eppure ancora oggi, ad oltre settant’anni di distanza, questa storia, una storia tanto sofferente quanto assurdamente normale, in quanto figlia di un contesto geopolitico tutto particolare, divide invece che unire. La si ghettizza, facendole vestire una giacca rossa o nera a seconda delle convenienze. Martoriando ancora una volta Norma, gettandola nuovamente in quella fredda foiba da cui si sperava che lo scorrere del tempo salvasse almeno la memoria.