Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Norma Cossetto, il doppio scempio di una storia italiana

- SEGUE DALLA PRIMA Davide Rossi

Questa storia non è di fantasia, la ragazza ha un nome, si chiama Norma Cossetto. Nel maggio del 1949 il Rettore dell’Università degli Studi di Padova le conferisce la laurea ad honorem su proposta del professor Concetto Marchesi, tra l’altro esponente di spicco del Partito Comunista locale. Il 10 febbraio 2011 nel cortile del Palazzo del Bo il Comune di Padova scopre una targa commemorat­iva in suo onore. Ma qualche anno prima è il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a sanare questa ferita, conferendo la medaglia d’oro al merito civile alla (riporto testualmen­te la motivazion­e) «giovane studentess­a istriana, catturata e imprigiona­ta dai partigiani slavi, che veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramen­te gettata in una foiba. Luminosa testimonia­nza di coraggio e di amor patrio». Una vicenda tragica, patrimonio culturale, storico ed identitari­o non soltanto del confine orientale, ma di una Nazione intera. Molte vie, piazze e monumenti sono intitolati a Norma, a ricordo e testimonia­nza della sua vicenda. Eppure ancora oggi, ad oltre settant’anni di distanza, questa storia, una storia tanto sofferente quanto assurdamen­te normale, in quanto figlia di un contesto geopolitic­o tutto particolar­e, divide invece che unire. La si ghettizza, facendole vestire una giacca rossa o nera a seconda delle convenienz­e. Martoriand­o ancora una volta Norma, gettandola nuovamente in quella fredda foiba da cui si sperava che lo scorrere del tempo salvasse almeno la memoria.

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