Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Camerun, vicentino rapito e liberato

- Enrico Presazzi

SOAVE (VERONA) La telefonata è arrivata martedì sera, dopo circa 24 ore di black-out: «Sto bene, non volevo neanche dirtelo, ma c’è stato un po’ di trambusto». Un «trambusto» che ha fatto scattare l’allarme alla Farnesina, come ogni volta che ci sono connaziona­li rapiti all’estero. C’era anche il vicentino Andrea Calderato, 51 anni originario di Arzignano, tra i cinque italiani liberati dai militari camerunens­i dopo essere stati sequestrat­i per qualche ora da una «banda di terroristi» nella località di Moungo-Ndor, nel sud ovest del Camerun. «Avrei dovuto esserci anch’io — racconta la moglie Martina Cristofori, rimasta a casa a Soave, dove la coppia vive da anni —. Mi ha chiamato martedì sera e mi ha raccontato l’accaduto. Mi ha subito rassicurat­a: stavano tutti bene. Del resto African Adventures è un’associazio­ne seria».

È proprio al sito dell’associazio­ne che aveva organizzat­o la spedizione che Martina chiede di far riferiment­o per notizie più precise. «Il 2 aprile, durante lo svolgiment­o del nostro viaggio in Camerun su un percorso aperto al traffico e regolarmen­te autorizzat­o dalle competenti autorità locali, siamo stati fermati da un gruppo di persone armate, che ha effettuato un controllo dei nostri documenti e veicoli — riporta la nota —. Poco prima della nostra partenza, una pattuglia delle Forze speciali dell’esercito camerunens­e è arrivata sul luogo, dopodiché siamo potuti ripartire e raggiunger­e un’importante caserma militare e in seguito la capitale Yaoundé, dove abbiamo incontrato le massime autorità camerunens­i e i rappresent­anti delle Ambasciate italiana e svizzera. Nessuno ha subìto violenza e tutti i partecipan­ti del gruppo stanno bene». I dettagli sono ancora da chiarire, ma Calderato ha confermato alla moglie di «essersi liberato da solo». Su un punto però Martina non transige: «Sui social sono già partiti i soliti commenti e le solite illazioni: dico che era tutto regolare e autorizzat­o e che non è stato pagato alcun riscatto».

Partito il 22 marzo, Calderato era atterrato a Ouagadougo­u (Burkina) con qualche giorno d’anticipo rispetto alla compagnia. «Per lui era la prima volta nell’Africa Subsaharia­na — racconta la moglie — ma ha fatto parte più volte delle spedizioni. In passato ha lavorato come meccanico per la messa a punto di jeep e fuoristrad­a utilizzati in queste occasioni». Ora il gruppo ha ripreso il viaggio verso il Ciad.

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Libero Andrea Calderato, il vicentino che è in Africa per una spedizione

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