Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Incidente alla Sacaim, sicurezza nel mirino La procura attende gli esiti dello Spisal. Operaio amputato, il pm chiede 16 mesi
VENEZIA Non c’è alcun dubbio che Mauro Morassi, 55enne dipendente della Sacaim, sia morto perché investito dal camion in uscita dall’azienda. Lo ha confermato il medico legale intervenuto sul posto e dunque il pm di turno Stefano Ancilotto ha deciso che non è necessario eseguire nessuna autopsia sul cadavere dello sfortunato operaio, deceduto la mattina di martedì a Marghera. Ma l’indagine continua, in attesa che lo Spisal, inviato per verificare se nell’azienda fossero rispettate tutte le precauzioni in termini di sicurezza sul lavoro, mandi la prima relazione sul tavolo del magistrato, che poi passerà il fascicolo – come accade sempre in questi casi – a uno dei colleghi che si occupano dell’area sugli infortuni sul lavoro. A finire sul registro degli indagati sarà sicuramente W.D., il 37enne di Tolmezzo, dipendente dell’impresa di costruzioni Spiga srl, che era alla guida del camion; ma la procura sta appunto anche cercando di capire se indagare o meno il responsabile della sicurezza o i vertici aziendali. L’incidente ha lasciato stupiti colleghi e famigliari per la sua «banalità», visto che Morassi era un operaio esperto, con quasi quarant’anni di lavoro alle spalle. Probabilmente l’autista non l’ha visto mentre camminava a bordo strada e l’ha «agganciato», trascinandolo sotto la ruota. La vittima viveva durante la settimana a Mestre, ma era residente a Zuglio, in provincia di Udine, e lascia oltre alla compagna anche due figli, una di 30 anni e uno di 11.
Ieri, tra l’altro, in tribunale si è discusso di un altro incidente del novembre 2011, che per fortuna non era stato mortale, ma aveva lasciato la vittima amputata dalla caviglia in giù. D.Z., operaio padovano, stava lavorando alla Ladurner di Fusina ed era scivolato durante le operazioni di pulizia dell’impianto di compostaggio, mettendo la gamba in una tramoggia in funzione. Il macchinario gli aveva stritolato la caviglia e il piede ed era stata necessaria l’amputazione. Ieri il pm Laura Cameli ha chiesto la condanna a un anno e 4 mesi per il direttore dello stabilimento Marco Menegazzi e il collega Renzo Rampazzo, che avrebbe azionato la macchina nonostante D.Z. fosse ancora dentro. Ha chiesto invece di patteggiare un anno Riccardo Sartori, datore di lavoro dell’operaio infortunato. (a. zo.)