Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Giochi, anomale tre candidature La montagna? Non è determinante»
Malagò e la guerra dei Giochi: «Anomala la tripla candidatura»
«Una triplice candidatura per i Giochi Invernali del 2026, dopo che con uno schiaffo al Cio si sono rifiutate le Olimpiadi del 2024, è un’anomalia». Giovanni Malagò, presidente del Coni, parla delle candidature di Cortina, Torino e Milano e avverte: «La montagna? Non è decisiva».
VERONA «Capisco che qui si faccia il tifo per Cortina, è normale, ma io presiedo il Coni e la “enne” sta per “nazionale”: rappresento l’Italia, non sarebbe corretto e serio che io facessi discorsi di parte, che potrebbero essere strumentalizzati. Il gioco ha le sue regole e noi le rispetteremo fino in fondo».
Il presidente del Coni Giovanni Malagò, ieri al Cattolica Center di Verona per i Mondiali giovanili di scherma, si chiama fuori dalla mischia olimpica nata all’indomani dell’ufficializzazione da parte del Cio delle manifestazioni d’interesse di Cortina, Milano e Torino ad ospitare i Giochi invernali del 2026. Non «tifa» Cortina, dove pure è di casa, ma neppure Milano, come molti sospettano qui in Veneto ricordando i numerosi contatti intercorsi in questi mesi tra la città lombarda, il Coni ed il Cio, e neppure Torino, che nei giorni scorsi era stata accostata a Milano come possibile «alleata» ed ora ha invece chiarito di voler fare corsa sé fino in fondo. «Trovo onestamente sorprendente questa ricostruzione - si stupisce Malagò -.Non è affatto così. Milano e la Lombardia hanno manifestato al Coni l’interesse a sostenere una candidatura olimpica che avrebbe coinvolto alcuni impianti di Torino. Poi Torino ha manifestato il suo interesse a portare avanti una candidatura in proprio. Infine, si è aggiunta la candidatura di Cortina. Potrebbe essere che nei prossimi mesi, durante la fase di “dialogo” col Cio, due di queste candidate si uniscano, che si riesca a trovare una qualche combinazione, ma potrebbe anche non accadere. Di sicuro c’è che a ottobre, al termine del “dialogo”, una candidata italiana, una soltanto, ci sarà».
Bene la competizione, e che vinca il migliore come vuole l’imperativo decoubertiano, ma il presidente del Coni non nasconde un certo disagio per la situazione venutasi a creare agli occhi del Cio: «Tre candidature per lo stesso Paese sono un’anomalia - sospira - ma d’altronde noi italiani siamo i campioni del mondo delle anomalie. A distanza di due anni dal rifiuto dell’olimpiade estiva (Roma 2024, ndr.), uno schiaffo pazzesco dato dall’Italia al mondo dei Cinque Cerchi, un caso più unico che raro nella Storia delle Olimpiadi, a distanza di pochissimo tempo ci ritroviamo, soli tra i sette Paesi che concorrono, a presentare tre città diverse per i Giochi che si terranno due anni dopo quelli che abbiamo rispedito al mittente. Provate a mettervi dall’altra parte della scrivania: oggettivamente, vista da fuori, è una situazione estremamente curiosa. Qualunque persona di buonsenso, onesta intellettualmente, non può non riconoscerlo, anche perché ciò avviene col coinvolgimento di forze politiche insospettabili e inaspettate». Ogni riferimento al Movimento Cinque Stelle, che con Raggi a Roma disse No e a Torino con Appendino dice Sì, pare di capire sia assolutamente voluto.
E dunque se «l’attenzione, la trasversalità, la condivisione del sogno olimpico» può esser considerata dal Cio come un elemento positivo, altrettanto non può dirsi («Anzi, è proprio negativo») della strategia che ora l’Italia dovrà mettere a punto come «Sistema Paese»: «Proprio qui a Verona ho incrociato poco fa il presidente Usa e quello cileno della Federazione di scherma - racconta Malagò - che non votano al Cio ma fanno comunque parte della “filiera” dei rispettivi Paesi. Se loro oggi mi chiedessero: per chi dobbiamo votare?, io che potrei rispondere? È difficile pensare di poter raccogliere dei consensi a livello internazionale in una cornice tanto complessa». E poi c’è il lavoro propedeutico alla candidatura: «Si dovranno perdere mesi per mettere a punto studi di fattibilità e dossier diversi...».
Malagò chiude rispondendo a quanti, come il governatore Luca Zaia, sottolineano la contrapposizione tra le «Olimpiadi della neve e della montagna» (Cortina) e quelle «delle metropoli di pianura» (Milano & Torino): «La stragrande maggioranza delle persone che oggi parlano di Olimpiadi non sanno di che parlano - ha detto Malagò, senza però riferirsi a Zaia -. Sochi, che ospitò i Giochi nel 2014, è a livello del mare e gli impianti erano a due ore dalla città. Pyeongchang, in Corea, è a 700 metri di altezza e Gangneung, dove si sono tenute molte gare, è ad un’altezza modesta. Pechino, che ospiterà la prossima edizione, è in pianura. Certo, è giusto associare idealmente le Olimpiadi invernali alla montagna ma la maggior parte degli impianti, dallo stadio per le cerimonie inaugurale e conclusiva ai palazzetti per le discipline indoor, francamente faccio fatica a vederli in montagna, per quanto temporanei».