Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sfmr addio: dopo 30 anni e un miliardo buttato
Tra annunci e liti, tramonta il progetto della metropolitana veneta di superficie. Un miliardo buttato e mille polemiche
VENEZIA Che qualcosa non fosse andato per il verso giusto nel grandioso progetto di collegare tutto il Veneto con bus, auto e ferrovie in un unico mosaico di mobilità funzionale, lo si era capito quando un pezzo del grande puzzle della metropolitana veneta di superficie «Sfmr» è finito nel sito «Trovacamporella.com». Camporella, sì. Parcheggio Porta Ovest di Oriago, 600 posti auto nei quali non si fa mai fatica a trovare uno spazio libero perché è sempre deserto e per questo nella classifica del sito ha tre stelle e mezzo su cinque: «Ampissimo parcheggio della stazione inutilizzato dagli utenti, poco illuminato e molto tranquillo. Dopo il tramonto ho sempre trovato delle coppie e a volte singole molto disponibili e davvero simpatiche», è la recensione di un utente.
L’ultima relazione
Sipario, Sfmr exit. Silenzio in sala. In religioso silenzio i consiglieri regionali della Lega hanno ascoltato l’altro giorno la relazione dell’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti che riepilogava dati, soldi, stato dell’arte per dire che un treno ogni quindici minuti, con una rete integrata di parcheggi vicino alle stazioni e fermate dei bus cittadini e provinciali pronti a fare la staffetta con i Minuetto, i Vivalto, i Pop e i Rock e portare tutti quasi ovunque in tempi umani, al momento ce lo scordiamo. Non ci sono soldi e dei 5,9 miliardi preventivati dal progetto approvato dalla Regione nel 1990 ad oggi è stato speso solo un sesto. Un miliardo utilizzato sopratutto per sottopassi, eliminazione di passaggi a livello (66 su 407), creazione di parcheggi, nuove stazioni (9 sulle 37 previste), acquisto di nuovi treni (24 sui 120 preventivati), adeguamento di fermate (22 su 162). Molto cemento e asfalto, un po’ meno binari: l’opera propriamente ferroviaria più imponente è stata il raddoppio della linea tra Mestre e Padova, poi sono stati attivati gli adeguamenti a doppio binasono rio sulla Padova-Castelfranco, su 25 chilometri tra Maerne e Castelfranco e su 18 nella tratta Castelfranco-Bassano. C’è un segno tangibile che un pezzetto dell’Sfmr immaginata negli anni Novanta dai dc dorotei Carlo Bernini e Franco Cremonese e dai socialisti ha ingranato almeno la prima: è l’orario cadenzato introdotto tre anni fa all’ex assessore Renato Chisso. Treni ogni mezz’ora alla stazione. Resteranno così a lungo, non passeranno ogni quindici minuti; significa che chi arriva al parcheggio di Oriago e vede passare il treno, fa prima a ingranare la retromarcia e ad andare in macchina che aspettare il prossimo. E nessun parcheggio ha il serio conforto di un servizio bus a orologeria.
Il sogno policentrico
Nel Veneto policentrico che negli anni Settanta aveva abbattuto la Cortina-Dobbiaco e decine di linee per Asiago, Arzignano, Valdago e vent’anni dopo, capito l’errore, sognava una ragnatela di connessioni veloci, metropolitane, sali e scendi e vai, oggi e anche domani il mezzo più veloce resta l’auto: sali sotto casa, scendi a destinazione. La situazione non cambierà nell’immediato futuro e, forse, neanche in quello remoto: De Berti ha annunciato che non ci neanche 300 milioni per fare il nuovo piano della mobilità regionale e per i restanti interventi previsti dal progetto Sfmr (restano da finire le fasi uno e due, mancano completamente la tre e la quattro) si procederà «con la politica del buonsenso». C’è voluto del buono e del bello per portare a casa i 5,3 milioni di euro dal Cipe per lo sfigatissimo nodo della Gazzera a Mestre, un progetto per creare viabilità di accesso a due nuove stazioni (Olimpia e Gazzera) strette tra passaggi a livello, binari, case e strade e che chissà se mai saranno operative. «Va benissimo, ma la strategia? — chiede il capogruppo Pd Stefano Fracasso, che per anni ha tenuto un blog su pendolarismo, ferrovie e metrò regionale — Siamo una regione che ha tre aeroporti, un porto e non ha un progetto per collegarli alla rete ferroviaria. De Berti ha certificato il fallimento di una visione. La verità è che la Lega non ha mai creduto nell’Sfmr, non le è mai interessato il progetto di integrazione, nasce come partito anti-metropolitano, anti-Patreve (l’area Padova-Treviso Venezia) tanto che Zaia nel programma elettorale l’Sfmr non l’ha mai neanche nominata. Quindi è una scelta politica ed è stata anche una scelta tralasciare per tanti anni il contenzioso con Net Engeneering».
Il contenzioso
Una decina d’anni è durato il braccio di ferro con la società di progettazione e si è trascinato tra cause, tre arbitrati e una triangolazione di contestazioni su progetti errati o malintesi tra ditte esecutrici, Regione e e ingegneri. A fine 2016, la soluzione, confermata dall’assessore De Berti: la società avrà 27,5 milioni di euro (Iva compresa per 5 milioni) per diversi progetti ta cui centinaia di eliminazioni di passaggi a livello. Parte dei soldi per l’esecuzione li metterà Rfi (qualcosa come 150 milioni di euro) mentre il contratto con Trenitalia fino al 2032 sottoscritto da Luca Zaia in persona porterà 619 milioni di investimenti e 78 nuovi convogli, più il «revamping» della flotta già in esercizio. Segno che l’Sfmr non si ferma e ha futuro, riflette chi il progetto lo ha seguito dai primi vagiti. «Segno pure che l’agenda politica sulla mobilità in Veneto passa dalle mani della Regione a quello dei gestori», incalza Fracasso. E qui, pure i vecchi politici annuiscono: il tira e molla sul rinnovo del contratto con Trenitalia («Vado a gara», tuonò Zaia nel 2014) alla fine non ha rafforzato Palazzo Balbi. «Serviva spendere un miliardo di euro per non mettere sui binari neppure un treno?», alza il sopracciglio il segretario regionale del Pd Alessandro Bisato. L’undergrade dell’Sfmr è frutto dello spirito (avaro) dei tempi o strategia del Carroccio? «Abbiamo ascoltato la relazione dell’assessore, del futuro dell’Sfmr ne discuteremo in gruppo», sorride il consigliere Alessandro Montagnoli. Spirito del tempo, assicura dalla Lista Zaia il presidente della commissione Trasporti Francesco Calzavara. «Il progetto Sfmr aveva visione ed è ancora attuale – ammette – Ma dove li troviamo questi sei miliardi? È stato avventato far credere che in pochi anni sarebbe stato realizzato. D’altra parte non si può procedere per piccoli progettini che hanno visione corta. L’unica è avviare per tappe una graduale integrazione di ferro e gomma, come sta facendo l’assessore».
Fracasso (Pd) Va benissimo, ma la strategia? Siamo una regione con tre aeroporti che non sono collegati