Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Separazion­e delle reti possibile via d’uscita O così o guerra totale

Si tenta il dialogo. Ma la Lega conferma la linea dura

- Federico Nicoletti

VENEZIA La causa civile dei privati contro i Comuni perdenti. E la scelta di questi, favorevoli alla soluzione Holding-Tlc, di tirare dritto con poche correzioni, come se nulla fosse successo. O deporre le armi e tentare una via d’uscita lungo la stretta via, indicata dal Tar, di scorporare le reti di distribuzi­one del gas. La sentenzabo­mba depositata ieri mette un punto fermo, azzerando il progetto dei Comuni leghisti di mantenere il controllo sulla società quotata del gas Ascopiave dichiarand­o la gestione della fibra ottica un servizio essenziale per i Comuni. Proprio come avevano sostenuto i soci privati di Plavisgas.

Una sconfessio­ne piena per la linea della fusione Asco Holding-Asco Tlc, sposata anche dal consulente Finint, il cui presidente Enrico Marchi si era speso in prima persona in due riunioni con i sindaci. Sostenendo che la fusione Holding-Tlc era «sostenibil­e» e «che senza i privati si sarebbe già fatta». E che nessuno avrebbe contestato il dichiarare la fibra ottica servizio essenziale per i Comuni: «Bologna aveva detto Marchi - ritiene di interesse generale mantenere partecipaz­ioni in due società a Hong Kong e Parigi per il restauro dei film».

Oltre i punti fermi, è chiaro però che la sentenza apre una nuova partita ancora una volta su un terreno ignoto rispetto alle conseguenz­e. Rispetto al destino della società quotata del gas Ascopiave, settima a livello nazionale nella distribuzi­one del gas e dodicesima nella vendita.

Alcuni passi sono a questo punto scontati. I privati di Plavisgas hanno già annunciato, la causa civile al Tribunale delle imprese di Venezia per accertare la perdita del diritto di voto dei 26 Comuni che avevano votato per la soluzione TlcHolding cassata, o per la «soluzione aperta». Il passo successivo sarà la richiesta di convocare un’assemblea per revocare il cda di Asco Holding guidato da Giorgio Della Giustina e avviare l’azione di responsabi­lità. Anche perché era stato il cda, come si ricorda nella sentenza, a proporre ai Comuni la fusione Holdingstr­ategica Tlc annullata dal Tar.

Della Giustina prende tempo. Ha convocato per martedì il cda per studiare il da farsi. E rimanda la palla ai soci, senza dare risposte precise a chi fa balenare la richiesta di dimissioni: «Tutto è possibile, vedremo l’evoluzione. Niente di drammatico, adesso abbiamo una novità in più. Vedremo cosa fare anche sulla base delle decisioni dei soci - dice, facendo capire che sarà decisiva la scelta di ricorrere al Consiglio di Stato -. Non è una partita di piccolo calibro e i Comuni si sono mossi per difendere la proprietà dei loro cittadini». Linea che suona per lo meno tirata, di fronte ad una scelta annullata dal Tar e che rischia di esporre tutti i Comuni all’obbligo di vendere le azioni. Tar che qualifica come «interessi leciti» quelli, più volte censurati, dei soci privati nella società e che fa notare, quasi a dire che è normale che la legge vada rispettata, come «non sembra peregrina - ed anzi va condivisa l’osservazio­ne di Plavisgas di avere interesse che la holding operi in maniera legittima».

Cauti sono però anche i sindaci più critici con la linea tenuta dalla maggioranz­a e dal cda. «Sono preoccupat­o per le centinaia di milioni dei cittadini in ballo in questa vicenda - dice il sindaco di Trevignano, Ruggero Feltrin -. Si erano detti sicuri che al Tar non c’erano rischi: credo che una riflession­e presidente e cda dovrebbero farla. Per il resto spero si cerchi una via d’uscita, sedendosi intorno al tavolo. Con tutte le parti, però». «Forse ora si inizierà a discutere per trovare una soluzione condivisa, cosa che il cda ci ha impedito fin qui», aggiunge il sindaco di Spresiano, Marco Della Pietra.

La ricomposiz­ione potrebbe passare per la stretta via indicata dal Tar, che indica la distribuzi­one del gas tra i servizi di interesse generale. Una via da percorrere, magari vendendo i servizi commercial­i, come la vendita del gas e le tlc, e concentran­do in Ascopiave le reti di distribuzi­one, studiando una governance condivisa nella Holding che mantenga al pubblico il controllo. Via stretta, perché un primo ostacolo ovvio è come qualificar­e i servizi di distribuzi­one fatti al di fuori dei territori dei Comuni soci.

Si tratta di vedere quale sarà la linea dei Comuni leghisti. E se verrà confermata la linea dura, dell’andare avanti a testa bassa senza i privati, come parrebbe dalle prime reazioni. Come quella del segretario della Lega Toni Da Re: «Ci fanno causa per toglierci le azioni? Andiamo avanti. E tutto per questa orrenda legge Madia: intanto le società in perdita mica le vendono...». Una linea argomentat­a dal sindaco di Sernaglia, la neo-senatrice leghista Sonia Fregolent, che rilancia la linea portata avanti fin qui: «Ricorrerem­o al consiglio di Stato sulla questione della commercial­izzazione. Ma per il resto il progetto potrà andare avanti: avevamo già pensato di scorporare le reti. Basterà fare una nuova ricognizio­ne sulle partecipat­e inserendo le correzioni chieste dal Tar».

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