Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Non sono invasata e non ho proposto io di sentire l’esorcista»
L’educatrice licenziata dall’Opera della Carità
prete esorcista per far benedire la comunità senza dire niente a nessuno. «Non ho fatto nulla di tutto ciò, noi teniamo un diario di bordo in comunità e carta canta. Quello che ho fatto è stato leggere interviste a preti che parlavano della pericolosità di questo gioco e parlarne ai colleghi che si dicevano spaventati per alcuni fenomeni– ribatte C. Una sera una collega che mi aveva telefonato a mezzanotte allarmata per cose strane; per tranquillizzarla le ho detto dai, diciamo il rosario insieme. Mai mi sono sognata di buttare acqua santa. Le preghiere con i bambini? Le solite, Padre Nostro e Ave Maria prima di andare a letto. Mai nessuno ha spaventato i bambini. Ho regalato alla piccola una medaglietta di San Benedetto solo come farebbe qualsiasi adulto per dire: ecco, così dormi più tranquillo e fai sogni belli. L’idea di consultare il padre esorcista è venuta ad una collega, la coordinatrice ne era informata e ha dato il suo assenso verbale. Sono stata incaricata io di andarci a parlare perché sono una cattolica praticante. Una cattolica normale, razionale. Se avessi saputo che sarei diventata il capro espiatorio, non avrei mai accettato». La versione di C. è contenuta nella lunga lettera di controdeduzioni inviata all’Opera. «Non sono una visionaria che dice: oddio, se fai questo gioco si aprono le porte del diavolo e non ho mai affermato che avrebbe potuto risvegliare una presenza demoniaca che si sarebbe impossessata della bambina», contesta. E cita una serie di testimonianze di colleghi che avevano visto muoversi cose e udito rumori. Testimonianze che nella lettera di licenziamento, l’Opera dice smentite dagli stessi testimoni. «I colleghi hanno paura di perdere il lavoro – riflette – Se viene fatta una Santa Inquisizione, c’è bisogno di un capro espiatorio». Il prete esorcista consultato ha avvertito la Fondazione. La coordinatrice del team si è dimessa. C. è stata licenziata e ha impugnato il provvedimento per difendere anni di lavoro senza macchia. «Lo amo, vi ho dedicato tutta me stessa, per me è una vocazione. La risposta più bella è quella dei ragazzi che, non vedendomi più mi scrivevano: dove sei finita, quando torni. Ancora oggi mi scrivono: mi manchi. Credo al diavolo? Io credo al Vangelo. Se si ritiene che siccome sono credente possa essere un capro espiatorio, sarà l’Opera a dirlo».