Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I lupi e la rivolta degli agricoltor­i «Strage di capre»

- Piol

BELLUNO Nel Bellunese ci sono circa una ventina di lupi divisi in tre branchi. Gli agricoltor­i insorgono contro la «strage di capre» che sta devastando il settore. «Bisogna fermarli, gravi danni alla nostra economia».

«La presenza del lupo va a BELLUNO discapito dell’economia delle aziende agricole e del turismo. Da considerar­e l’ipotesi degli abbattimen­ti selettivi». Diego Donazzolo, presidente di Confagrico­ltura Belluno, risponde alle numerose lamentele degli allevatori. Nel Bellunese ci sono circa una ventina di lupi divisi in tre branchi. Nel 2017 hanno attaccato 175 capi di bestiame da allevament­o. Il più grave a dicembre quando gli agricoltor­i dell’azienda agricola Coste hanno trovato 15 pecore alpagotte sbranate. L’ultimo attacco cinque giorni fa a Mel. Tra poco più di un mese partirà la stagione dell’alpeggio: bovini e ovini saranno portati in quota a pascolare, ma non tutti sono disposti a correre il rischio. «Per gli allevatori la paura di subire perdite e danni è talmente grande che si rischia di mandare in fumo un’intera stagione – racconta Donazzoli – Ho sentito alcuni che non porteranno più gli animali al pascolo ma li lasceranno chiusi nelle stalle. L’alpeggio dà impiego a centinaia di persone e garantisce reddito agli allevatori con la produzione di latte di alta qualità e di formaggi doc e dop. Tutelarlo e averne cura dev’essere l’obiettivo principale di tutta la comunità». Come? «Dal punto di vista normativo il lupo non si può abbattere – spiega Maurizio Ramanzin, docente di Zootecnia dell’Università di Padova – Gli animali a rischio vanno tenuti in recinzioni elettrific­ate di notte o sono a rischio. Occorre modificare la gestione del pascolo». (davide piol)

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