Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Riscatto necessario

- Giovanni Montanaro

Èla trasformaz­ione del globo, con tutta l’Europa in difficoltà, migrazioni epocali, la ricchezza che si sposta, ma è anche un’inerzia locale, senza coraggio. Il Veneto, adesso, deve porsi la domanda bella del suo futuro, imparando qualcosa da queste sconfitte, senza ridicoli muscolaris­mi. Cosa vuole essere il Veneto tra dieci, venti, cinquant’anni? Vuole essere una Svizzera? Impossibil­e, senza finanza. Vuole essere un Belgio? Impossibil­e, senza le istituzion­i. Vuole essere Milano? Impossibil­e, senza i media e le dimensioni cittadine. deve attrarre investimen­ti, occasioni, saper dialogare con Roma e con l’Europa, essere appetibile per i grandi contesti internazio­nali. Deve alleare l’imprendito­ria in nuovi progetti grandi, valorizzar­e le proprie città, capirne la centralità, soprattutt­o di Venezia e Marghera. E poi deve essere il Veneto, inventarsi un modello possibile, esportabil­e, unico al mondo, come hanno fatto i nostri vecchi cinquanta, sessant’anni fa, sul niente. Un modello che non rinneghi mai il benedetto policentri­smo che evita le megalopoli, mitiga i disagi urbani, consente una qualità della vita e della società, un controllo del territorio ancora ottimo (salvo in alcune aree, come Mestre, in fortissima crisi). Ma che coniughi un’eccellenza infrastrut­turale di spostament­i e logistica, una concentraz­ione sapiente di istituzion­i e università, per rafforzare senza atomizzare, ridurre a poltiglia. Un Veneto che guardi al Nord con il Brennero ma ritorni a essere la porta verso Est, lì dove si spalanca un mondo di opportunit­à. Il mondo è la sfida; il mondo che premia le aziende che esportano ma anche tutte le istituzion­i capaci di «esportarsi» (anche in ambito culturale, come Fenice o Biennale) e boccia il localismo, la paura, l’arretratez­za.

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