Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quel neologismo hot, la Crusca e la lezione a scuola
Sta scalando la classifica dei neologismi sotto osservazione da parte dell’Accademia della Crusca, e probabilmente farà un balzo in avanti grazie ai ragazzi di una seconda del liceo artistico Modigliani di Padova. Macchè lo sdolcinato «petaloso», invenzione linguistica già sfiorita; macchè «webete» inventato da Enrico Mentana per gli stupidi internauti; lascerà il tempo che trova «bambinità», quotato sì ma troppo lungo e specialistico. La parola del momento è un aggettivo dalle mille sfumature ma dal significato preciso: «pisellabile». Evidentemente riferito al genere femminile, evidentemente maschilista, affonda le proprie recenti radichette in uno dei motori della società: il sesso. L’Accademia della Crusca l’ha inserito con buona evidenza nella lista delle parole che si affacciano all’uso corrente, il che significa che una pur breve storia alle spalle ce l’hanno. Ma per i ragazzi della classe di Elianda Cazzorla, prof di italiano che li guida a imparar la grammatica secondo il metodo Lo Duca, è stata una sco-perta mattutina che ha scatenato riso e ragionamenti. La classe è mista, sono raga di 15-16 anni, un mix di ingenuità e malizia nel ribollire dell’eros nascente, e quell’aggettivo li ha catturati subito, maschi e femmine. Immaginiamo i delicati equilibrismi della docente per spiegare e approfondire, all’inizio spiazzata: «l’hanno capito subito, prima di me». «Pisellabile» esprime un giudizio, sicuramente a senso unico, e sancisce lo strapotere della metafora sul termine originale. Che fine ha fatto il pisello, quello vero? Relegato per uno squarcio di stagione sui banchi del fruttivendolo, imprigionato nei barattoli del supermercato, ha ceduto il passo alla sua immagine figurata, evidente-mente fresca tutto l’anno e ovunque. A ben vedere – crediamo – l’origine del significato figurato dovrebbe essere il baccello, ma tant’è, dev’esserci stato un processo di condensazione. E riflettiamo sul fascino evidentemente linguistico del suffisso in «ello»: baccello, pisello. Ma non spingiamoci troppo in là. Piuttosto, consideriamo il lungo cammino che partorisce «pisellabile». Una volta il legame donna-pisello passava attraverso la fiaba della principessa, ma quello era un vero pisello, verde e naturale, e per di più le dava fastidio, alla distanza di materassi e materassi. Ora le distanze si sono annullate, il pisello è sempre naturale, ma è tutta un’altra cosa. Ma non ci nascondiamo che, pur nella sua rozzezza, questo «pisellabile» conserva una specie di spirito delle sue origini vegetali, come se si portasse dietro la primavera, e mitigasse l’idea di sopraffazione maschile. Insomma, il membro maschile è ingentilito dal parallelo con questo ortaggio. Lo si capisce dal fatto che esistono esempi ben peggiori. Certo, il concetto si avvicina pericolosamente a quello di uso della donna, lontano dai racemi fioriti dell’am-or cortese. Di sicuro Paride non avrebbe adoperato quest’aggettivo, anche perché in mano aveva una mela, ma chissà… in fondo scelse Afrodite che gli prometteva amore e sesso. «Pisellabile», con la sua livrea di leggerezza e di sufficienza riesce a non essere greve, si tiene lontano dall’idea di utilizzazione e basta (ricordate «l’utilizzatore finale»?). Sorprende ragazzi e sessantenni, ma è certificato nell’uso da parte dell’età di mezzo. Annuisce un quasi quarantenne: «Lo adopero da anni», e si riferisce all’aggettivo. Tra il dire e il fare… La prossima lezione, sulla pagina web della Crusca, sarà per i ragazzi riempire la scheda per definire «pisellabile»: un altro passaggio didattico fondamentale, perché contiene un insegnamento basilare, la differenza tra teoria e pratica. E l’evidente squilibrio di genere è stato superato come solo la freschezza sa fare. Un’allieva, dopo averci pensato un giorno, ha proposto il corrispettivo femminile. Per le ragazze i maschietti dovrebbero essere «patatabili». Più che un neologismo, un’infinita speranza.