Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Orient Express: nuove suite firmate dagli artigiani veneti
Ma quali assassinii, sull’Orient Express. Solo Agatha Christie e i film se li inventano. Nemmeno un litigio, una minaccia, un furtarello negli ultimi decenni. Non ci si viaggia più per viaggiare, ma per andare fuori dal tempo. Se dentro tutto sembra essersi fermato agli anni Venti del Novecento, fuori si scorrono i paesaggi di mezza Europa: da Parigi fino a Venezia, poi Vienna, Praga, Budapest e Bucarest prima di Istanbul.
Per chi ha tempo e soprattutto denaro: e tutto, ma proprio tutto, è studiato secondo questi due parametri. E ora, accanto alle «normali» cabine con cuccetta, ecco tre Grand Suites battezzate con i nomi di Parigi, Venezia e Istanbul: per stupire ancora di più. Ultimi dettagli da rifinire, poi la carrozza con le nuove suite partirà da Venezia.
Sono trentasei anni filati che Giovanni Gobbo lavora per l’Orient Express, una volta come giovane tappezziere, adesso con i suoi figli. Tutto perché, negli anni Ottanta, le carrozze passavano nelle Officine Marchiorello a Padova e a Cittadella. E la Salotti Gobbo è tra le artefici delle tre Grand Suites battezzate con i nomi di Parigi, Venezia e Istanbul, le fermate clou del mitico convoglio. Anzi, i Gobbo sono i capofila di un piccolo nucleo di agguerritissimi artigiani veneti, che si sono affiancati ai designer inglesi e agli ebanisti francesi. Un club ristretto appena sfiorato dal sospetto di maniacalità. Perché solo così possono essere definite le lavorazioni che hanno reso quella carrozza un unicum. D’epoca come le altre, prima era attrezzata con le cuccette per il personale viaggiante.
Svuotata, restaurata, rilucidata e resa segretamente più à la page: è l’unica che ha i sistemi di riscaldamento e raffrescamento moderni, è stata divisa in tre per ricavare le suites più lussuose del treno. Quasi sei metri di lunghezza ciascuna, larghezza 1.80 perché di lato c’è il corridoio, ma in quei dieci metri quadrati c’è una somma di saperi, abilità gusto e valore economico che insieme fa atmosfera. I Gobbo hanno sgobbato: se il progetto era nato tre anni fa, la fase operativa si è concentrata negli ultimi mesi: da settembre trequattro persone fisse, dei 25 dipendenti, si sono dedicate solo all’Orient Express.
La base del giaciglio Istanbul è impreziosita da più di tremila brocchette di decoro, battute a mano una ad una.
Il capitonné dei divani è cucito a mano, le gambe delle sedie sono intagliate a mano. Anche qui cordonature di brocchette dorate come se piovesse, e guai se rovinavano il tessuto. L’ingegnere sovrintendente ai lavori è stato chiaro: si adoperano solo viti a taglio unico, anche quelle nascoste, vietate quelle «stellate». Maniaci della perfezione. Dà fastidio vedere il rotolo della carta igienica di riserva? Pas de problème, lo si ricopre con un cappuccio in cuoio, sagomato a mano. I tessuti per le tappezzerie sono stati scelti in Inghilterra o Olanda, roba da 500 euro al metro. Solo per i cuscini i Gobbo hanno detto «pensateci voi»: troppo rischioso produrli, difficile guadagnarci. Costo vivo, per una cosina 50x50, 900 euro, perché il tessuto è esclusivo, fatto espressamente da artigiani orientali con filo d’argento e perle. Lusso sfrenato? È una regola silenziosa, solo per chi capisce.
Nei bagni i pavimenti sono di mosaico, tutti diversi,fatti dai muranesi. Il marmo è scelto venatura per venatura. Dietro la testata del letto, pannelli che sono opere d’arte, tessuti in una manifattura di Asolo, oppure una composizione in legno che sembra un caleidoscopio, opera dell’intagliatore Visentin di Cittadella. Il legno delle poltrone è intarsiato, e lì c’è l’abilità della Marant Design di Cadoneghe. Valore? Sui cinquemila euro, ma come si fa a dire? Alessandro Gobbo racconta di questi lavori come farebbe di una conquista amorosa: il coinvolgimento, la pazienza e alla fine il risultato.
C’è un orgoglio artigiano che non c’entra con il profitto, che si intuisce non stratosferico. In fondo, la commessa per le tre suites è solo il 5 per cento del fatturato aziendale. Ma vuoi mettere la soddisfazione? Affiorano racconti mitici sulle fettuccine in cuoio del divano, sul plaid la cui unica funzione è appoggiare la valigia sul letto senza rovinarlo, sul meccanismo inventato per trasformare il divano in letto (due se si vuole), o sulle mitiche scalette (per le cuccette superiori, nelle altre carrozze) rivestite di tessuto ad ogni gradino. La Belmond è la società inglese che gestisce l’Orient Express, nato nel 1876. Per la progettazione d’interni si è affidata alla Wimberly Interiors, che ha cercato materiali e artigiani sopraffini. Ha sguinzagliato cercatori in mezzo mondo per la lampada giusta, le tessere del mosaico, il legno più adatto. Ha fatto viaggiare tutti i tessuti dall’Italia alla Francia solo per un bel bagno di ignifugo.
A Marghera c’è un hangar dedicato all’Orient Express, per le manutenzioni. Ingresso top secret, come quando parte il treno dalla stazione di Santa Lucia, guardato a vista da personale e sicurezza: eh, sa, spesso ci sono passeggeri importanti. L’anno scorso c’era anche Giovanni Gobbo: i figli gli hanno offerto il viaggio. Non c’era mai stato, non sapeva nemmeno in che direzione partiva.