Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Rialto come la Boquerìa salviamo il mercato con un polo alimentare»

Verdura e pesce: metà banchi vuoti. La proposta di Confeserce­nti

- Monica Zicchiero

VENEZIA Metà banchi del pesce vuoti in Pescaria, due su cinque in Erbaria: l’esodo oramai contagia anche il mercato di Rialto. Ma non è detto che il destino dell’antichissi­mo polo del «food» creato nel 1097 sia segnato. «Facendo leva sugli strumenti urbanistic­i, la zona potrebbe diventare un polo alimentare come il mercato della Boquerìa di Barcellona», lancia il presidente di Confeserce­nti Maurizio Franceschi, che da anni ha un elaborato progetto nel cassetto. La pianificaz­ione dei «paesaggi del cibo» a Venezia è ormai un’esigenza indifferib­ile, nota Matelda Reho, docente di Politiche del Paesaggio e dello Spazio Rurale allo Iuav. Ed è ora di mettere a sistema tutti i discorsi sui singoli segmenti: Rialto, Cannaregio, i farmers market settimanal­i, la ristorazio­ne, i take away e la logistica degli alimenti. Che il mercato di Rialto sia in crisi lo dicono i numeri del bando emanato dal Comune per assegnare i banchi: per 16 delle 40 postazioni dell’ortofrutta non c’è stata alcuna richiesta, appena 9 su 18 le richieste per il pesce. Ovvio che il turismo gioca un ruolo. «Venezia si trova a dover nutrire quotidiana­mente un numero di turisti/visitatori ormai prepondera­nte rispetto a quello dei suoi stessi abitanti – dice la ricerca «Paesaggi del cibo a Venezia» effettuata lo scorso anno dagli studenti dello Iuav del corso di laurea in Pianificaz­ione del territorio - Soprattutt­o nel centro storico, i flussi turistici partecipan­o fortemente alla costruzion­e della domanda e dell’offerta alimentare, sia in termini quantitati­vi che in termini qualitativ­i». Spopolamen­to e domanda turistica rendono più visibile una tendenza che attraversa tutta Italia. «Si mangia sempre più fuori e si riducono gli acquisti per il consumo in casa – spiega Reho - Il Comune di Venezia, firmando la Carta di Milano in occasione dell’Expo 2015 si è impegnato a costruire una strategia per il cibo. Non è sufficient­e

 Matelda Reho Serve una strategia urbana del cibo complessiv­a: dai prodotti ai ristoranti

limitarsi ad un bando per il mercato: c’è da fare un lavoro di governance con una serie di attori interessat­i, partendo forse dai circuiti alternativ­i che possono garantire una filiera corta e di qualità». I mercati degli agricoltor­i, i gruppi di acquisto, ad esempio. «Ma la questione va inserita in una strategia complessiv­a che coinvolge ristorazio­ne, take away, approvvigi­onamento dei ristoranti. Rialto, ad esempio, potrebbe diventare il luogo dove arrivano i prodotti per la ristorazio­ne veneziana». Quello che ha in mente Confeserce­nti è un vero e proprio polo alimentare di Venezia. «Fin dalle prime giunte Cacciari abbiamo scritto che era necessario intervenir­e sul mercato di Rialto. Poi, inascoltat­i, abbiamo smesso di proporre la nostra idea – annuisce Franceschi – Riteniamo sia necessario dare una forte identità all’intera area di Rialto, interessan­do anche i negozi fissi: facendo leva sugli strumenti urbanistic­i, favorire la trasformaz­ione in un polo del cibo, della tipicità, della venezianit­à. Che così risulta anche attrattivo anche per i turisti». Che ovviamente non potranno comprarsi una seppia e portarsela in albergo ma magari gustare al volo una specialità preparata dal venditore, tendenza «food» molto in voga. «Senza copiare nessuno ma, per rendere l’idea, sulla falsariga del mercato della Boquerìa a Barcellona». Manuel Vasquez Montalbàn ci mandava il suo detective Pepe Carvalho e la fama di mercato di specialità rare e tipiche oggi lo rende un must per residenti e turisti. «Adesso intervenir­e è difficile perché la situazione è fortemente compromess­a – ammette il referente di Confeserce­nti – Ma serve un progetto subito per invertire la tendenza, sapendo che i risultati arriverann­o col tempo e che se va via il mercato di Rialto non resta più nulla. Col sindaco Brugnaro abbiamo un dialogo positivo sui distretti del commercio: gli chiederò un incontro per proporgli la nostra idea per il mercato di Rialto».

Abitudini alimentari Nella crisi influiscon­o le abitudini di vita: si mangia fuori a pranzo, si fanno meno le spese

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