Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Mose, lavori a rischio serve un’accelerazi­one» Lite sui soldi in cassa

Il bilancio del Consorzio: tanti contenzios­i con le imprese

- Alberto Zorzi

VENEZIA Negli anni d’oro il fatturato – il cosiddetto «valore della produzione» – poteva arrivare a 400-500 milioni di euro. Nel 2017 è stato di appena 110 milioni. Basterebbe solo questo dato per disegnare la crisi del Consorzio Venezia Nuova e del Mose di oggi. E infatti per il 2018 i commissari lanciano l’allarme: «L’esercizio si presenta molto impegnativ­o», scrivono Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola nel bilancio del Cvn, appena depositato, in cui spiegano che per rispettare il cronoprogr­amma che prevede per fine anno la consegna delle opere alle bocche di porto servirà un fatturato di almeno 200 milioni: solo così si potrà avviare la gestione con impianti provvisori da inizio 2019, per poi arrivare al 30 giugno 2020 per l’avvio della gestione con quelli definitivi e al 31 dicembre 2021 per la consegna finale. D’altra parte la questione finanziari­a è quella in cui i commissari hanno speso buona parte del loro impegno alla guida del Consorzio: nel 2017 c’è stata infatti la conferma dell’ultima tranche di 221 milioni e sono stati sbloccati ulteriori finanziame­nti, anche se da Roma sono stati costretti a mandare tre tecnici – uno del ministero delle Infrastrut­ture, uno dell’Anac e uno della Prefettura, i tre enti che coordinano il commissari­amento – per dirimere i contrasti sui soldi tra il Cvn e il provvedito­re alle opere pubbliche Roberto Linetti. Quest’ultimo, di recente, ha detto in pubblico che «i cantieri del Mose sono fermi».

E’ anche per questo che nelle tabelle numeriche le imprese hanno trovato un dato per loro «indigesto»: ovvero che il 31 dicembre 2017 il Consorzio aveva in cassa 68 milioni di euro. «Per 37 milioni si tratta di anticipi contrattua­li e alla data non erogati ai fornitori», spiegano i commissari nelle note integrativ­e. Che significa che in ogni caso non potevano essere usati per risolvere i contenzios­i del passato con le imprese, che da mesi reclamano i soldi. Più di

Polemica In conto corrente 68 milioni, 37 per gli anticipi. Le ditte private: li dovevano dare a noi

qualcuno tra i privati ha però brontolato, tanto che si è arrivati alla recente lettera all’Anac con critiche aperte all’operato dei commissari. «Molti di noi sono in concordato o in altre procedure spiegano - poi quando lavoriamo non veniamo pagati e i soldi in cassa ci sarebbero».

L’emblema della tensione tra le parti sono proprio le pagine che riguardano i contenzios­i in corso. Solo le imprese che lavorano a Chioggia (Condotte, Kostruttiv­a, Coedmar e Clodia) hanno infatti trovato un accordo, pagando 6 milioni e mezzo di euro. Mantovani ha ottenuto 17 milioni di euro di decreti ingiuntivi, già impugnati, e ha fatto causa anche per i danni dovuti al malfunzion­amento del jack-up, la nave delle paratoie. L’impresa padovana e Grandi Lavori Fincosit hanno impugnato invece l’atto aggiuntivo del 2017 che ha ampliato – a loro dire –le gare a terzi soggetti non consorziat­i, mentre sono finiti di fronte al giudice praticamen­te tutti i bilanci. Il Consorzio ha invece fatto causa per oltre 40 milioni per i danni legati alle false fatture.

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