Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La rabbia delle commesse e quelli che «oggi è l’unità d’Italia»

Le commesse e quelli che «oggi è l’unità d’Italia»

- Di Matteo Sorio

Un «normale» giorno di lavoro per le commesse di un grande centro commercial­e veronese, aperto anche il giorno della Liberazion­e. Viaggio tra i dipendenti e tra giovani e famiglie che fanno shopping. «Il 25 Aprile? L’unità d’Italia».

VERONA Il 25 aprile in un centro commercial­e è un incrocio di mamme col passeggino («qui c’è il servizio baby sitter»), famiglie ch’evitano la città per paura di perdersi nei tormenti del parcheggio («qui è più comodo e non paghi»), adulti che durante la settimana non trovano il tempo di fare la spesa («colpa del lavoro, mi aggrappo ai giorni festivi»), commesse arrabbiate («sarebbe festa anche per noi, e invece siamo qui, senza peraltro guadagnare il doppio come pensano in tanti») e ragazzi/e che scambiano la ricorrenza per «la festa dell’unità d’Italia» o caso mai «la liberazion­e dell’Italia dai partigiani». Il centro commercial­e è Adigeo, poco fuori il centro di Verona, ma potrebbe essere qualsiasi altro suo «parente». E le scene sono di ieri, in una giornata di afflusso comunque alto, nei due enormi piani dell’edificio in zona industrial­e. Giornata che le commesse dei tanti negozi raccontano come un mattone da mandar giù. Una di loro, chiedendo l’anonimato («non voglio perdere il posto») racconta: «Siamo quasi tutte e tutti nervosi, chiaro. I titolari hanno il coltello dalla parte del manico, non è che uno può rifiutarsi di lavorare, e anche volendo come si fa avendo un contratto a scadenza? Ricordo le prime raccolte firme quando s’iniziavano a vedere le aperture domenicali: adesso ormai queste giornate di aperture “straordina­rie” sono routine accettata a testa bassa. Senza che peraltro ci paghino un solido extra, come sarebbe giusto. Io, per dire, potevo passare la giornata con mia figlia, oggi. E non è facile restare sereni quando entrano clienti che sono pure maleducati. Per il resto la gente che viene qui in un giorno come il 25 aprile sembra fondamenta­lmente gente annoiata che non sa cosa fare». Non tutta, anzi. Silvia, una mamma veronese, si ferma e dice: «Io chiedo scusa alle commesse, le capisco, ma obiettivam­ente oggi avevo un’emergenza vestiti per il bambino e in settimana non farei in tempo». Dice Lucia Tisato, altra madre: «Molte mie amiche sono commesse e mi odiano per il fatto di venire qui in un giorno di festa, ma da quando ho mio figlio il centro commercial­e è un luogo dove posso anche lasciarlo tre ore, a giocare, e questo aiuta se devi sbrigare acquisti di prima necessità».

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