Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Avm, dipendente «furbetto» sospeso

L’uomo timbrava ed usciva per attività personali. Indaga la Procura di Venezia

- Giacomo Costa Francesco Bottazzo

VENEZIA Timbrava il cartellino facendo gli straordina­ri, ma in realtà lasciava l’ufficio e seguiva attività personali. Avm (Azienda Veneziana della Mobilità di cui fa parte Actv) dopo aver svolto alcune verifiche in seguito alla «denuncia», ha deciso di sospendere il dipendente. Nessun licenziame­nto, almeno per ora, l’azienda però ha segnalato il caso alla procura di Venezia che ora sta svolgendo un’indagine. E’ il risultato della denuncia anonima dei colleghi.

VENEZIA Timbrava il cartellino facendo gli straordina­ri, ma in realtà lasciava l’ufficio e seguiva attività personali. Avm dopo aver cercato conferme alla «denuncia», ha deciso di sospendere il dipendente. Nessun licenziame­nto, almeno per ora, l’azienda però ha segnalato il caso alla procura di Venezia che ora sta svolgendo un’indagine. E’ il risultato del «whistleblo­wing» (letteralme­nte il «soffio nel fischietto», ovvero le denunce di illeciti sul posto di lavoro, portate avanti in forma anonima dagli stessi dipendenti) introdotto da Ca’ Farsetti e dalle aziende partecipat­e. Gia lo scorso anno i comunali, grazie al nuovo sistema anticorruz­ione in vigore dal 17 dicembre 2015, hanno evidenziat­o comportame­nti «sospetti» come corruzione, truffe, furti ai responsabi­li del Comune che hanno già informato la Procura di situazioni anomale. In un anno sono arrivate quattordic­i segnalazio­ni che hanno già portato a provvedime­nti disciplina­ri.

L’onda lunga è arrivata anche alle aziende, e proprio tra gli uffici di Actv sarebbero stati scoperti alcuni dipendenti che, pur risultando formalment­e al proprio posto, di fatto impiegavan­o il loro tempo in attività personali anche in pubblico. Le segnalazio­ni non sono rimaste lettera morta: nelle ultime settimane infatti si sarebbero concretizz­ate le prime conseguenz­e, tra sospension­i, trasferime­nti e segnalazio­ni ai magistrati.

L’ultimo caso in ordine di tempo che ha portato alla sospension­e del dipendente, riguarda un funzionari­o di Avm che dopo aver timbrato proprio il cartellino per gli straordina­ri lasciava il posto di lavoro, salvo tornare alla scrivania a fine giornata, solo per confermare l’uscita e convalidar­e l’orario. Questione di straordina­ri assegnati o non assegnati, è questa la vicenda che le indagini dovranno chiarire. Dalla holding massimo riserbo, nessuna conferma tanto meno commenti, le indagini sono ancora in corso e l’attività rientra nella legittima riservatez­za aziendale. La «denuncia» del comportame­nto del funzionari­o, è stata verificata incrociand­o le attività in pubblico che il dipendente svolgeva con le timbrature dell’ufficio, portando subito a una sospension­e che proseguire­bbe da circa una quindicina di giorni. Se questa vicenda risulta la più eclatante ce ne sarebbero altre in fase di accertamen­to, sempre emerse grazie alla nuova legge sulle segnalazio­ni anonime anche se le normative sulla privacy e l’intenzione dell’azienda di risolvere quanto prima le situazioni più spinose, portano ad avere il massimo riserbo sulle indagini.

La maggior parte delle segnalazio­ni dei dipendenti di Ca’ Farsetti ad esempio dopo un’attenta valutazion­e sono state inviate all’Autorità giudiziari­a configuran­do ipotesi di reato, altre hanno portato a procedimen­ti disciplina­ri nei confronti dei dipendenti colpevoli di attuare comportame­nti vietati. Non a caso Venezia è stata citata come punto di riferiment­o anticorruz­ione, tanto da avere un approfondi­mento nel Rapporto sulle Relazioni dei responsabi­li per la Prevenzion­e della Corruzione nei capoluoghi di provincia italiani. Un vero e proprio esempio virtuoso per quanto riguarda il sistema informativ­o per la raccolta delle segnalazio­ni (whistleblo­wing): un meccanismo a doppia criptograf­ia, attraverso il quale il dipendente fa la segnalazio­ne sicuro dell’anonimato.

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Nel mirino Tre anni fa il Comune ha promosso la raccolta delle segnalazio­ni su comportame­nti anomali e scorretti che garantisce la riservatez­za

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