Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Le lacrime dei compagni per Marco L’epigrafe fuori dalla scuola. Gli insegnanti: i ragazzi aspettavano il suo ritorno a settembre
MESTRE «È stato uno choc da cui ancora dobbiamo riprenderci, ma la classe ha reagito come sa fare, restando unita e dimostrando grande sensibilità. Il primo pensiero dei bambini è stato per la famiglia di Marco». Il ragazzino è stato colpito da un virus intestinale che gli ha provocato un’infezione grave e il coma. A ventiquattro ore dall’annuncio della morte di Mohammed Aorangojeb – per tutti solo «Marco» - nella sua scuola, la media Giulio Cesare di via Cappuccina, tanto i professori quanto gli alunni appaiono ancora frastornati. I compagni hanno seguito con apprensione il ricovero dell’amico: «Ogni mattina, durante l’appello, qualcuno chiedeva informazioni sullo stato di Marco. Sapevamo che c’erano poche probabilità di rivederlo in classe prima della fine dell’anno — spiega la docente di riferimento della seconda media — Ma eravamo ● ● sicuri di poterlo riabbracciare a settembre: nei giorni scorsi, dopo un momento particolarmente difficile, sembrava avere recuperato e rispondeva agli stimoli. Quando venerdì mattina il papà ci ha dato la notizia non se l’aspettava nessuno». Sulla cancellata, è stata appesa l’epigrafe del ragazzino, quando i bambini rientreranno dal ponte del Primo maggio, però, saranno anche preparati dei cartelloni commemorativi, che però ieri nessuno ha avuto la forza di iniziare. La classe di Marco non è nuova alle notizie tragiche: solo poche settimane fa i ragazzi hanno dovuto dire addio ad una professoressa, e tutti hanno scelto, di concerto con le famiglie, di partecipare ai funerali. L’ultimo saluto al 13enne, però, non è ancora stato fissato, come ribadisce il portavoce della comunità bengalese di Mestre, Kamrul Syed: «Stiamo aspettando tutti i procedimenti del caso, credo che martedì o mercoledì potremo ufficializzare la data e la sede della cerimonia funebre». Proprio il luogo potrebbe essere uno dei nodi più difficili da sciogliere: Marco, nonostante la tenera età, era molto ben voluto in tutta la comunità straniera; nato e vissuto in via Piave, il padre, Alì Mohammed, è il presidente del centro culturale islamico di via Fogazzaro e l’imprenditore che, lavorando per Fincantieri, assicura un impiego a tantissimi operai di origini straniere. Lo stesso ragazzino, era conosciuto da molti dei circa cinquemila mestrini che compongono la comunità bengalese. «Era un bambino educato e corretto, rispettoso delle regole e dei suoi compagni: non aveva mai litigato con nessuno e tutti gli erano affezionati — continuano i professori — La classe di Marco è particolarmente attenta e sensibile, abituata a capire anche esigenze culturali diverse, e anche in questo momento difficile si sta dimostrando matura».