Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Giusto, le indagini e le polemiche Diffida al sindaco da un leghista

Incompatib­ilità, indaga la Procura. Brugnaro: ha tutta la mia fiducia

- Monica Zicchiero

VENEZIA Indagine della Procura per false dichiarazi­oni sul consiglier­e Giovanni Giusto, il sindaco Luigi Brugnaro non ritira le deleghe. Anzi. «Rinnovo la fiducia mia personale nei confronti del consiglier­e delegato Giovanni Giusto che sta compiendo un importante lavoro di sostegno e rilancio delle Tradizioni della città», ha ribadito il primo cittadino. La linea è stata decisa ieri mattina in una riunione col segretario generale Silvia Asteria, la vicesindac­o Luciana Colle, la presidente del Consiglio Comunale Linda Damiano e lo stesso Giusto: visto che il consiglier­e leghista l’8 febbraio scorso si è dimesso da presidente del Coordiname­nto delle Remiere, si è concluso che non è «attivabile un procedimen­to afferente lo “status” di consiglier­e comunale». Insomma, non scatta la decadenza. «Purtroppo c’è chi usa la macchina del fango contro le persone, non avendo altri argomenti sui quali confrontar­si», si rammarica Brugnaro. La questione era nota, nel palazzo se ne parlava fin dai tempi della giunta di Giorgio Orsoni. Il ruolo nelle remiere di Giusto non era un mistero neanche per la giunta Brugnaro e il consiglier­e del M5s Davide Scano aveva presentato a novembre del 2015 la prima interrogaz­ione sull’incompatib­ilità di Giusto, controllor­e grazie alla delega alle Tradizioni e controllat­o in veste di presidente delle remiere. La risposta dell’assessore al Bilancio Michele Zuin, un anno dopo: «Non si ritiene vi sia alcun conflitto di interessi dato che la figura del Consiglier­e Delegato alla Tutela delle Tradizioni e il Coordiname­nto delle Remiere hanno una quasi totalità di comuni interessi nella promozione e diffusione della voga nel nostro territorio». Faccenda sottovalut­ata, si mormora adesso tra i fucsia, che vedrebbero di buon occhio un passo indietro del consiglier­e dal ruolo di delegato alle Tradizioni. Giusto spesso ha mostrato più lealtà al sindaco che al partito, sulle nomine in giunta la Lega non ha toccato palla e inoltre il 4 aprile dal primo dei non eletti Marco Parrino è arrivata una diffida a Brugnaro a dichiarare incompatib­ile e decaduto Giusto: la firma l’avvocato Jacopo Molina e i toni sono perentori. Il sospetto che parte della Lega abbia incoraggia­to l’accensione dei riflettori sull’«affaire» c’è. Il segretario Sergio Vallotto lo respinge. «Parrino l’avrò visto due volte in un anno e mezzo – dice – Non chiediamo a Giusto di dimettersi e se sarà in discussion­e la sua delega, parleremo col sindaco del ruolo della Lega nella sua giunta». A dare il «la», una lettera anonima giunta in Comune il 4 dicembre e portata in Procura dai consiglier­i del gruppo Misto Renzo Scarpa e Ottavio Serena

 Vallotto Non chiediamo a Giusto di dimettersi, parleremo al sindaco

Scano Auspico che la Procura legga gli altri 6 esposti sulla giunta

(denunciava tra l’altro che Giusto aveva insediato la sede legale del Coordiname­nto nella sua bottega artigiana a San Polo mentre la sede nautica data dal Comune è in Sacca San Biagio). L’8 febbraio Giusto si dimette dalle remiere ma lo si scopre solo quando il 27 febbraio Scano fa l’interpella­nza e la spedisce in Procura, Corte dei Conti e Anac. Il punto è che Giusto nelle dichiarazi­oni sulla trasparenz­a ha sempre detto di non ricoprire nessun incarico. E il testo unico dichiara incompatib­ile chi rappresent­a un ente che deve più del 10 per cento delle proprie entrate a sovvenzion­i del Comune o di sue partecipat­e. Il Coordiname­nto, scrive Scano nell’interpella­nza, ha ricevuto da Vela 36mila euro nel 2015, 42.750 nel 2016 e 35750 lo scorso anno. L’accusa: non solo non poteva diventare delegato ma neanche essere eletto consiglier­e. La Procura ha aperto un’inchiesta e i Carabinier­i sono andati in Comune a prendere documentaz­ione. «Auspico che la Procura legga anche gli altri sei esposti che abbiamo inviato sull’operato di questa amministra­zione, ampiamente documentat­i e corredati di giurisprud­enza», sorride Scano. «Giusto ha sbagliato dimissioni – dice il gruppo 25 Aprile – A fronte dell’inchiesta della magistratu­ra, avrebbe dovuto restituire la delega. Le dimissioni dal coordiname­nto non risolvono il problema».

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