Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fiere, causa sul divorzio Ieg-Facco Cagnoni: «Sull’oro investiamo»
Operatori preoccupati per le conseguenze su VicenzaOro, dopo l’uscita di scena del manager. Il presidente di Ieg: «Confermo investimenti su quartiere e prodotti»
VICENZA Ieg, è già il momento delle cause tra la fiera di Rimini-Vicenza e l’ex direttore generale Corrado Facco. La conferma, dopo la rottura consumatasi alla fine della scorsa settimana, arriva direttamente dal presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni, al termine del cda di ieri del gruppo fieristico. «Sì, adesso siamo alle carte bollate», è la conferma, che tuttavia rivela un particolare rilevante sulle possibili conseguenze del divorzio con il manager, giunto al vertice operativo della società insieme al vicepresidente Matteo Marzotto dopo la fusione: «Il patto di non concorrenza? Quello esisteva già». Cagnoni rivela poi i termini fondamentali della proposta che l’azienda aveva fatto a Facco: «Una proposta molto importante, degna anche sul piano economico, proponendo la direzione di tutte le attività internazionali, comprese quelle sulle fiere dell’oro. Offerta che Facco ha giudicato inadeguata».
Dunque i rivolgimenti all’interno dell’alleanza fieristica che aveva cambiato il panorama del settore in Italia vanno avanti, dopo quello che è apparso come il ridimensionamento del ruolo di Vicenza (socia al 20%) in Ieg, con la conferma nel nuovo cda che dovrà guidare la quotazione in autunno della società, della vicepresidenza di Matteo Marzotto (ma senza la delega alla Borsa) e l’uscita di Facco, con la nomina dell’amministratore delegato Ugo Ravanelli. Questioni che hanno rilanciato in città, alle prese con la campagna elettorale per il Comune, la polemica sulla scelta di Vicenza di una fusione con Rimini, saltando a pié pari la costituzione di un polo veneto, venuta avanti tra il presidente della Regione, Luca Zaia, e il sindaco uscente, Achille Variati. Discussione per altro che pare già fuori tempo massimo, visto che la scelta per Rimini era giunta dopo che Vicenza e Verona avevano discusso, senza esiti, la fusione tra le due fiere, senza per altro interventi regionali, e dopo che a Padova ormai poco è rimasto.
A Vicenza, piuttosto, le preoccupazioni si spostano già sul piano operativo. Con l’uscita di scena di Facco viene meno il manager che ha guidato il cambiamento nelle manifestazioni orafe, con la scelta di chiudere la terza fiera a maggio, la joint venture con Dubai, il nuovo layout della fiera. Oro che rappresenta il primo settore per perso anche nella fusione Rimini-Vicenza.
Critico il numero uno degli orafi artigiani di Cna Arduino Zappaterra: «Se c’era una professionalità da salvare era quella di Facco. Se la fiera è diventata importante a livello internazionale molto merito è suo. Anche l’integrazione con Arezzo procedeva con lui». Onorio Zen, presidente vicentino degli orafi di Confartigianato, rileva che «i colleghi sono preoccupati. Facco era il volto vicentino, ci si poteva contare. Certo, è presto per dire se questo cambiamento sia stato un errore. Lo vedremo con il tempo: il nuovo amministratore mi ha dato rassicurazioni, i progetti continueranno». «Il presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni, sabato ci ha garantito che il percorso con Federorafi iniziato con Facco, che ringraziamo, continuerà e si rafforzerà. Le persone passano, i progetti rimangono: per ora aspettiamo di vedere cosa succede, sarebbero sbagliate ingerenze organizzative», avverte la presidente nazionale degli orafi di Confindustria, Ivana Ciabatti. È sulla stessa linea Claudia Piaserico, presidente vicentina della categoria: «Viene meno un elemento essenziale e molto preparato. Auspico che non cambino i percorsi iniziati e che da parte di Ieg ci sia presto un confronto con le categorie orafe».
E Cagnoni per parte sua replica: «Struttura e responsabili sono all’altezza. E non avremo timidezze se fosse necessario potenziare con ulteriori professionalità. Aggiungo che dal punto di vista degli azionisti di maggioranza l’operazione con Vicenza era essenzialmente un’operazione sull’oro». Come dire, non c’è alcun interesse a mollare le fiere orafe. «La miglior risposta è che vogliamo investire molto sul quartiere, con il piano da 35 milioni di euro - chiude Cagnoni -, e che lo faremo anche sui prodotti».