Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Legge elettorale, lo Zaiatellum incassa il primo sì
Passa in commissione la nuova legge elettorale. Che blinda la maggioranza
Primo sì allo «Zaiatellum», la nuova legge elettorale regionale. Passa in prima commissione con l’astensione delle opposizioni compatte che, però, definiscono la legge che scatterà per le prossime regionali «un buon esempio che arriva dal Veneto rispetto ai pasticci romani».
VENEZIA Alla faccia dei pasticci romani, del Rosatellum, madre di tutti i veti incrociati, ieri a Palazzo Ferro Fini è arrivato il primo sì ufficiale allo Zaiatellum con il testo licenziato in prima commissione a maggioranza e l’astensione delle opposizioni. La nuova legge elettorale regionale capace, sì di compattare
Pd, M5S, Leu e i centristi felicemente allineati, ma anche di far dire al capogruppo dem Stefano Fracasso: «Con un paio di limature, questa è una legge di cui potremmo essere orgogliosi, un buon esempio per la politica romana». Proposta dalla maggioranza zaiana, la nuova legge è stata oggetto di un confronto serrato con il blocco unitario delle opposizioni ma, ammettono ambo parti, «ci si è venuti incontro a metà strada». E a far da mediatore c’era Sergio Berlato di FdI: «Le regole si scrivono insieme, così si sono salvaguardati i piccoli gruppi». Un mezzo miracolo di questi tempi.
Oggetto del contendere, per settimane, è stato il premio di maggioranza che aveva fatto gridare il Pd alla «maggioranza bulgara». La quota del 65% come premio alla coalizione vittoriosa è stata alla fine abbassata al 60%. Il principio non cambia, la maggioranza sarà rinforzata in modo robusto, ma resterà un po’ di ossigeno in più per le opposizioni, soprattutto il Pd, e per le Cenerentole del centrodestra, da Fratelli d’Italia a Forza Italia.
I numeri da tenere a mente sono questi: in consiglio siedono 48 consiglieri più il presidente della Regione e più il primo degli eletti all’opposizione (quindi il candidato presidente che ha perso). Totale 51 scranni. Con la legge che andrà al voto in aula mercoledì prossimo, si è semplificato il sistema delle soglie di voto su cui scatta il premio. La coalizione che vince avrà un premio di maggioranza del 55% sotto la soglia di voto del 40% e del 60% sopra il 40% dei voti. Tradotto, chi vince ma resta sotto al 40% avrà 28 consiglieri contro i 23 dell’opposizione, se la coalizione supera il 40% dei voti avrà diritto a 30 consiglieri contro i 21 della minoranza. «Abbiamo puntato alto - spiega Marino Finozzi, presidente della prima commissione in quota Lega - ma abbiamo raggiunto un buon compromesso». Ora la palla passa all’aula che dovrà votare a maggioranza assoluta, vale a dire con almeno 26 sì. «Il lavoro più grosso è stato fatto in commissione - assicura il capogruppo del Carroccio Nicola Finco - confido che entro giovedì, con un paio di giorni di discussione dovremmo chiudere».
Per il M5S parla Erika Baldin prima firmataria del progetto di legge elettorale alternativo presentato dalle opposizioni: «Siamo riusciti a limare la proposta della Lega scongiurando un premio di maggioranza del 65% che era inaccettabile. Quella raggiunta è una soglia che garantisce la governabilità e il rispetto della democrazia e abbiamo portato a casa la doppia preferenza di genere e presidenza della quarta commissione alle opposizioni». E fin qui tutti d’accordo. Restano sul tappeto due questioni spinose: l’allargamento delle candidature dai tre collegi attuali a tutti e sette sia per il candidato presidente che per i candidati consiglieri (tema non totalmente digerito dai «piccoli» del centrodestra) e, soprattutto, la possibilità di fare sia il consigliere regionale che quello comunale. «Su entrambi i punti non siamo convinti dice Baldin - così Roberto Ciambetti e Riccardo Barbisan potranno candidarsi alle amministrative di Vicenza e Treviso rispettivamente, è assurdo».
Un appello a Zaia arriva da Fracasso: «Sulle pluricandidature e sul doppio ruolo di consigliere faccio appello al presidente: siamo nel pieno di una crisi istituzionale che dimostra quanto la governabilità sia un valore, facciamo partire dal Veneto un messaggio chiaro di governabilità eliminando elementi che inquinano una legge che potrebbe essere un messaggio per il Paese». Toni smorzati anche da Piero Ruzzante di Leu: «Se il testo in aula sarà quello condiviso oggi, con i dovuti aggiustamenti, si può procedere».
Nessuna barricata, quindi, ma si darà battaglia sui due punti non condivisi. «Non vedo il problema - ribatte Finco siamo l’unica Regione in cui c’è l’incompatibilità fra le due cariche consiliari. E sulle pluricandidature si teme l’effetto traino del candidato presidente ma vale anche per il loro candidato...». Nota a margine, Luca Zaia potrebbe ricandidarsi anche per un terzo mandato e «Zaia capolista» in tutti e sette i collegi spaventa un po’ le opposizioni ma anche i soci di minoranza del centrodestra.