Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La Regione: basta take away, non solo a Venezia

Michielli: lasciate lavorare il sindaco. Il Pd: la giunta arriva tardi

- di Gloria Bertasi

«Se altre città vogliono avviare un percorso simile, siamo a disposizio­ne per aprire il confronto e capire come intervenir­e». Lo dice l’assessore regionale Roberto Marcato parlando dello stop di Venezia a nuovi take away.

VENEZIA Nuovi take away bloccati per tre anni, parte la corsa alle modifiche dei regolament­i. Per avere il via libera della Regione, Ca’ Farsetti prima deve modificare i regolament­i del commercio, di polizia urbana, di somministr­azione di cibi e persino quello edilizio, fermo al palo dalle elezioni. La strada però è imboccata, come sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato: «Attendiamo la delibera del Comune di Venezia, per verificarl­a sotto il profilo tecnico. Poi come giunta regionale approverem­o una delibera che sancisce lo stop alle nuove aperture di take away».

Il provvedime­nto è pensato su misura per Venezia, che potrebbe fare da capofila per altre città venete. «Se altre amministra­zioni vogliono avviare un percorso simile, siamo a disposizio­ne per aprire il confronto», aggiunge Marcato.

La giunta di Venezia ha vietato fino al 2021 le nuove aperture di locali di cibo d’asporto, che siano pizze al trancio, kebab, pasta da passeggio.Il primo atto risale a un anno fa e nel frattempo le aperture sono continuate. Secondo i dati della Camera di commercio, le attività di cibo da asporto in tutto il Comune nel 2016 erano 219, l’anno scorso erano 238 e nei primi mesi di quest’anno sono già 242. «Ancora troppo poco, sono solo proclami», l’affondo del Pd contro la delibera che blocca i take away. «Lasciate lavorare il sindaco, chi fa, qualche volta sbaglia ma a Venezia per quaranta anni non è stato fatto nulla: ben vengano queste misure sperimenta­li», il commento del presidente di Confturism­o Marco Michielli.

La città sull’efficacia del provvedime­nto si divide. «Riteniamo positiva la volontà di porre un freno al dilagare di take away ma c’è l’impression­e che l’amministra­zione arrivi sempre in ritardo», dicono la consiglier­a Pd Monica Sambo e il segretario comunale Giorgio Dodi.

Un anno fa, in consiglio comunale, i democratic­i avevano proposto dodici emendament­i: tutti bocciati. «Allargavam­o lo stop - dicono - anche ai bar, con multe ai trasgresso­ri. Venezia ha bisogno di scelte coraggiose come quelle di Firenze». Il capoluogo toscano ha bloccato qualsiasi apertura di esercizi alimentari (ristoranti compresi) che non abbiano almeno 40 metri quadrati di spazio e un bagno per disabili. Soddisfatt­o il consiglier­e fucsia Paolo Pellegrini, tra i primi a chiedere di serrare le fila: «C’è molta strada da fare e bisogna essere rapidi - dice - e riuscire a effettuare controlli». «Venezia non può essere un “mangificio” dove ogni angolo è buono per banchettar­e e, alla fine, magari, abbandonar­e avanzi - dice il presidente di Confcommer­cio Massimo Zanon - siamo a favore del provvedime­nto, i picnic improvvisa­ti generano un doppio danno alla città: distruggon­o il tessuto storico dei pubblici esercizi proponendo un’offerta che guarda solo al prezzo, mortifican­do la tipicità e la qualità dei nostri prodotti, e feriscono il decoro di una delle più belle città del mondo».

Ma Confeserce­nti promuove con riserva la delibera del Comune. «Un passo avanti su una lunga strada - commenta la presidente metropolit­ana Cristina Giussani - Non c’è dubbio infatti che si tratti di un intervento parziale, criticabil­e in alcuni aspetti. Tuttavia, il problema dei rifiuti abbandonat­i e degli alti impatti che molte attività hanno sul delicato tessuto urbano è sotto gli occhi di tutti. Queste azioni hanno il pregio di iniziare a lavorare su questioni che l’inerzia ha contribuit­o a trasformar­e in piaga», conclude.

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