Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Linetti «offre» i giardini dell’Arsenale per le mani di Quinn
VENEZIA Già da anni lo «Spazio Thetis» dell’Arsenale ha nel suo giardino tante opere d’arte e anche, sul tetto dell’edificio chiamato «Modelli», il famoso «Uomo che misura le nuvole» dell’artista belga Jan Fabre. Dunque perché non le «mani» di Lorenzo Quinn? E’ così che il provveditore interregionale alle opere pubbliche Roberto Linetti e il commissario del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo si sono guardati negli occhi e hanno deciso di candidarsi a ospitare l’opera più «chiacchierata» delle ultime settimane a Venezia: quelle gigantesche mani che per un anno hanno fatto bella mostra di sé sulla facciata dell’hotel Ca’ Sagredo in Canal Grande e che martedì sono state rimosse su ordine della Soprintendenza, visto che si trattava di un’installazione temporanea. Opera che ha fatto il giro del mondo, anche per il suo valore simbolico – a partire dal nome «Support» – in difesa di Venezia.
Di fronte all’ipotesi che quelle mani tornassero in Spagna nel laboratorio dell’artista, Linetti, dopo essersi consultato con Fiengo, ha quindi preso carta e penna e scritto al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, alla soprintendente ai beni architettonici Emanuela Carpani e al presidente della Biennale Paolo Baratta, ipotizzando di metterle all’Arsenale. «La nostra è stata una proposta di buon senso spiega il provveditore - Tutti mi hanno risposto ringraziandomi e dicendo che ci penseranno». Pare che Baratta abbia però posto il veto su una collocazione troppo visibile all’Arsenale, che rischierebbe di essere un po’ «ingombrante» in vista della Biennale prossima ventura e di quelle successive. E’ nata così l’ipotesi del giardino, anche perché lì c’è un alto muro che dall’altra parte dà sulle Fondamenta Nuove e che potrebbe essere il posto giusto. L’unico dubbio è se metterle all’interno, dove appoggerebbero sulla terra, oppure all’esterno, dove ritroverebbero quella collocazione «acquatica» che ne ha caratterizzato questo primo anno di vita.
Intanto ieri è diventato virale il video di un veneziano che, superando la chiatta che trasportava l’opera, non è riuscito a trattenere la battuta: «Ohi te serve ‘na man?». (a. zo.)